Il settore mangimistico nel 2013 è apparso provato da una situazione economica generale difficile e da un aumento dei prezzi di alcune materie prime per la produzione di mangimi, marcatamente aumentati. Considerata pertanto la situazione che l’industria mangimistica sta vivendo appare utile fare il punto sulla situazione nazionale, sulle dinamiche produttive e sui relativi prezzi di alcune principali materie prime ritenute le più indispensabili per la preparazione dei mangimi composti. Per le azie3nde agricole si sono determinati notevoli problemi, conseguenti le eccezionali ondate di maltempo che hanno caratterizzato tutta la primavera e l’inizio estate. Infatti, le incessanti precipitazioni (con scarti in alcune zone superiori anche del 100% rispetto alla media climatica) e le temperature decisamente al di sotto delle medie stagionali hanno determinato condizioni pesantemente negative per tutte le coltivazioni le cui produzioni sono destinate agli allevamenti. Ne è conseguito in particolare per i cereali e per alcune colture oleaginose una contrazione nelle rese produttive.In aggiunta alle difficoltà climatiche, le imprese zootecniche, ma soprattutto quelle agricole, si sono trovate di fronte ad aumenti dei costi di produzione, legati sia all’incremento dei prezzi delle materie prime proteiche, sia alla crescita del prezzo del petrolio, che ha fatto lievitare i costi energetici e dei trasporti
Andamento produttivo
Nei numeri, secondo le stime ufficiali dell’Istat, alcune delle quali ancora provvisorie, al citato negativo andamento climatico avrebbe corrisposto una dinamica produttiva delle principali colture cerealicole ed oleaginose, non positivo. Infatti, per quanto riguarda i cereali, considerati le principali materie prime per la preparazione dei mangimi composti (mais, orzo e frumento tenero), le stime 2013 indicano un calo generalizzato nelle superfici investite e relative produzioni totali rispetto all’anno precedente, a parità di rese unitarie. Nel dettaglio, per il frumento risulta diminuita la superficie investita del 2,5% e la relativa produzione dello 0,5%, mentre l’orzo risulterebbe crollato rispettivamente per il 29,9%. La flessione più significativa sarebbe ascrivibile al mais, con -6,0% nelle superfici investite e -15,5% nelle corrispondenti produzioni totali, rese ancor più difficili da minori rese per ettaro (-0,8 tonnellate). Trend nettamente opposto per colza, girasole e soia, per le quali l’Istat stima incrementi produttivi del 27,2% (girasole) e 50,1% (soia) determinati da altrettanti aumenti nelle relative superfici investite e incrementi nelle rese unitarie (rispettivamente +0,6 e +0,9 tonn./ettaro). Tuttavia, occorre sottolineare che il particolare andamento meteorologico nel corso della primavera 2013 ha pesantemente condizionato le scelte colturali, che sono dovute cambiare anche più volte nel corso della stagione di semina: tutto ciò ha naturalmente influenzato le stime, accentuando il loro carattere di provvisorietà.
I prezzi delle materie prime
Al riguardo, è opportuno far presente chea partire dalle quotazioni del mese di gennaio 2012 Assalzoo procede con cadenza mensile alla rilevazione dei prezzi delle principali materie prime utilizzate per l’alimentazione animale. L’elaborazione è effettuata tenendo conto della media delle quotazioni settimanali rilevate sulle borse merci di Milano e di Bologna ritenute da Assalzoo i mercati di riferimento più rappresentativi per il settore di industria mangimistica.
Si anticipano alcuni criteri adottati da Assalzoo:
- tra le materie prime utilizzate per la produzione di alimenti composti per animali, si è ritenuto di dover tenere in considerazione quelle che hanno una quotazione ufficiale pubblica;
- per ciascuna materia prima, in funzione di alcune specifiche caratteristiche, possono esistere più voci di quotazione all’interno di ciascuna borsa. Pertanto, sono state individuate le sole voci più idonee all’impiego in alimentazione animale;
- Dopo gli aumenti, anche marcati, registrati negli anni 2010-2011, nel 2013 i prezzi medi annuali della maggior parte delle materie prime prese in considerazione risultano in netta flessione rispetto al 2012. Al riguardo si ritiene opportuno soffermarsi su alcune di esse:
- grano tenero: dopo le variazioni significative di rialzi negli anni 2011 e 2012 sui rispettivi precedenti (+35,7% per 2011/2010 e 6,8% per 2012/2011) nel 2013 la tendenza si inverte con -7,5% rispetto al 2012. In pratica, nel 2013 una tonnellata ha spuntato mediamente 235 euro circa a fronte di 238 euro nel 2011 e 263 euro nel 2012;
- mais: dopo il significativo rialzo del 24,1% nel 2011 rispetto al 2010, negli anni successivi le variazioni sono state di segno negativo con -1,8% nel 2012 e addirittura del -6,3% nel 2013, evidenziando una diminuzione di circa 19 euro/tonnellata dal 2011;
- cruscami: analogamente al frumento tenero, dopo le variazioni in rialzo degli anni 2011 (+31,1%) e 2012 (+11,5%), registrano una flessione del -2,6%.
- al contrario, girasole, farina di erba medica e farina di soia proseguono nella dinamica al rialzo dei relativi prezzi. Il girasole con le variazioni positive del 29,5% (2012/2011) e 12,4% (2013/2012) ha spuntato in due anni 83 euro di più rispetto al 2011 (+45,0%), ma i rialzi più marcati sono da attribuirsi a alle farine di erba medica (+139 euro/tonnellata, pari al +79,0%) ed alla farina di soia (+144 euro/tonnellata, pari al +42,6% rispetto al prezzo medio 2011);
- infine, le farine di pesce dopo il ribasso registrato nel 2011 (-7,6% rispetto all’anno precedente) nel 2013 con un incremento del 17,2% rafforzano l’aumento già registrato nel 2012(+5,4%), passando da 1.336 a 1.565 euro/tonnellata
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Bruno Massoli