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Zootecnia:tagliare gli sprechie le emissioni di gas serraè possibile

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Con un impiego più diffuso di pratiche già esistenti e di tecnologie più efficienti si potrebbero tagliare le emissioni di gas serra prodotte attualmente dal settore zootecnico di ben il 30%. Inoltre, il settore zootecnico mondiale è responsabile del 14,5% delle emissioni di gas a effetto serra causate dall’uomo. Questo valore è un aggiornamento del rapporto “La lunga ombra sull’allevamento” pubblicato dalla Fao nel 2006 nel qualie si attribuiva all’allevamento il 18% delle emissioni di gas serra. Lo afferma un rapporto della Fao che contiene la stima più completa mai fatta sinora di quanto l’allevamento del bestiame contribuisca al riscaldamento globale e delle potenzialità del settore di affrontare il problema.  

 

In tutto, i gas a effetto serra (GHG) associati alla filiera produttiva zootecnica sono responsabili fino a 7,1 gigatonnellate (Gt) di anidride carbonica equivalente (CO2) l’anno – vale a dire il 14,5 per cento di tutte le emissioni di gas serra prodotte dagli esseri umani. Le principali fonti di emissione sono: la produzione e la lavorazione dei mangimi (45 per cento del totale), il processo digestivo delle mucche (39 per cento), e la decomposizione del letame (10 per cento). Il resto è imputabile al trattamento e trasporto dei prodotti animali.  

 

Per arrivare alle sue stime, la Fao ha condotto un’esaustiva e dettagliata analisi di ogni stadio della filiera: produzione e trasporto degli alimenti, uso di energia nelle fattorie, emissioni prodotte dalla digestione degli animali e dalla decomposizione del letame, trasporto post-macellazione, refrigerazione e confezionamento di prodotti di origine animale. L’allevamento bovino contribuisce per il 65% del totale all’emissione di gas serra del settore zootecnico, ma offre anche il più grande potenziale di riduzione.

 

Tagliare le emissioni è possibile – Analizzando più a fondo dove e come si verificano le emissioni, il rapporto ha concluso che è possibile ridurre di molto le emissioni e che il processo è alla portata degli allevatori e dei produttori. Un uso più ampio delle migliori pratiche e tecnologie già esistenti per l’alimentazione, la salute e l’allevamento animale, e la gestione del letame – insieme ad un maggiore uso delle tecnologie attualmente sottoutilizzate come i generatori di biogas ed i dispositivi di risparmio energetico – potrebbe contribuire a tagliare l’apporto del settore al riscaldamento globale fino al 30%, diventando più efficiente e riducendo gli sprechi energetici.  

 

All’interno dei sistemi di produzione animale vi è un forte legame tra uso efficiente delle risorse ed intensità delle emissioni di gas serra, fa notare il rapporto. Il potenziale per ridurre le emissioni risiede nel mettere i produttori di bestiame nelle condizioni di passare a pratiche già utilizzate dagli operatori più efficienti. Attualmente, l’allevamento del bestiame costituisce la principale fonte di sostentamento di centinaia di milioni di persone ed in molte regioni, che hanno a lungo lottato con la fame cronica e la malnutrizione, rappresenta una fonte sempre più importante di proteine.   Con una domanda di prodotti animali in continua espansione in quasi tutti i paesi in via di sviluppo, “è indispensabile che il settore inizi a lavorare adesso per raggiungere queste riduzioni, per contribuire a compensare gli aumenti delle emissioni complessive che la futura crescita della produzione zootecnica comporterà”, spiega Ren Wang, Vice Direttore Generale della Fao per il Dipartimento Agricoltura e la Tutela del consumatore.

La Fao è impegnata con il settore pubblico e privato, con i produttori, con il mondo accademico, con la società civile e le Ong e con le organizzazioni inter-governative per stabilire un’agenda globale di azione a sostegno dello sviluppo sostenibile del settore zootecnico che ha il suo manifesto The Global Agenda of Action in support of Sustainable Livestock Sector Development. 

 

 Foto: Unsplash

Redazione