Spostare la produzione dei biocarburanti verso fonti di seconda generazione, come rifiuti, scarti agricoli e alghe, per ridurre l’utilizzo di risorse alimentari. È l’obiettivo principale con cui i parlamentari europei della Commissione ambiente hanno votato a favore del tetto del 5,5% delle colture alimentari destinate a diventare biocarburante, nonostante la pressione delle industrie produttrici di energia che chiedono una soglia più alta, il 6,5%.
Altre regole sono dettate anche nella contabilità dell’ILUC, il cambio d’uso indiretto del suolo, che punta a “misurare” l’impatto delle fonti energetiche tenendo conto anche della deforestazione e di altri fattori ecologici. Indice che potrebbe ridurre significativamente il valore “verde” di alcuni biocarburanti “estratti” da piantagioni in zone del Pianeta a rischio deforestazione e del biofuel, che al contrario dell’etanolo, conta maggiori emissioni di gas serra. L’obiettivo fissato dalla direttiva europea sulle rinnovabili prevede che il 20% delle fonti entro il 2020 (e il 10% nei trasporti) sia di origine rinnovabile, ma l’uso di prodotti alimentari per soddisfare questo requisito è stato da molti giudicato come troppo oneroso e anche ingiustificato. ll pacchetto di norme sarà messo ai voti del Parlamento a settembre.
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