L’iniziativa del Ministro De Girolamo, che ha portato ieri il Consiglio del Ministri ad approvare il Ddl di “delega al Governo per l’orientamento e la modernizzazione nei settori dell’agricoltura, dell’agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura e delle foreste nonché per il riordino della relativa disciplina”, è secondo Assalzoo, Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, un primo passo importante a tutela di un settore strategico fondamentale per il nostro Paese.
Da anni l’Associazione chiede che l’agro-alimentare nazionale venga riportato tra le priorità dell’agenda politica del Paese. Un settore di importanza vitale che ha una valenza economica determinante – vale quasi il 15% del PIL nazionale – un rilevantissimo profilo sociale/occupazionale e un valore strategico decisivo al fine di garantire l’approvvigionamento alimentare.
C’è infatti da constatare come agricoltura e zootecnia continuino a perdere in Italia capacità produttiva e competitività, costringendo ad un continuo aumento delle importazioni dall’estero di materie prime vegetali e prodotti zootecnici per soddisfare la domanda interna (v. tabelle).
Già oggi importiamo circa il 50% delle materie prime vegetali, oltre il 45% della carne bovina, più del 30% di quella suina, il 40% del latte, oltre il 70% del pesce.
È necessario rivedere questo approccio, delineando una strategia di medio-lungo periodo che consenta di passare da una agricoltura/zootecnia di mera sussistenza, a una agricoltura/zootecnia in grado di potersi sviluppare coniugando innovazione e tradizione, ma senza trascurare – come avvenuto fino ad ora – la necessità di una crescita delle quantità e della qualità delle produzioni, per venire incontro quanto più possibile alle esigenze della domanda interna.
Occorre un piano nazionale di riforma agraria e un piano per la zootecnia, complementari e compatibili con gli impegni comunitari e con la PAC, attraverso i quali recuperare ruolo e competitività del nostro modello agricolo con una maggiore capacità produttiva. Ed è vitale riattivare la ricerca pubblica in agricoltura, interrotta dalla metà degli anni ‘90, per favorire l’innovazione e per fornire alla produzione primaria strumenti efficaci per aumentare rese e qualità delle produzioni. Ricerca senza la quale, anche in agricoltura, non può esserci innovazione e, perciò, sviluppo in futuro.
Redazione