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Aviaria, allerta alta in Europa: scoperti mille casi

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L’influenza aviaria torna a far paura in Europa. Oltre mille rilevamenti ad alta patogenicità sono stati segnalati in 25 Paesi europei e nel Regno Unito tra l’8 dicembre 2020 e il 23 febbraio 2021, secondo quanto segnalato in un recente rapporto sull’HPAI, ovvero l’influenza aviaria ad alta patogenicità, in Europa. Insieme alla peste suina, l’avaria è tra le malattie infettive animali che destano più preoccupazione per la salute pubblica mondiale.

Nei mesi scorsi l’Efsa, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare, ha lanciato una nuova allerta sul rischio di diffusione dell’influenza aviaria. La maggior parte dei rilevamenti, quasi 600 casi, sono stati segnalati negli allevamenti di pollame, il resto in uccelli selvatici e uccelli in cattività. In particolar modo per le anatre, la maggior parte dei rilevamenti sono stati segnalati in Francia. A causa della continua presenza di virus HPAI negli uccelli selvatici e nell’ambiente, c’è tuttora rischio di un’ulteriore diffusione, principalmente nelle aree ad alta densità di pollame. In Russia sono stati segnalati nell’uomo sette casi di infezione da virus A(H5N8) HPAI, con sintomi lievi o nulli, tutti circoscritti agli addetti del settore pollame.

Bassi rischi per l’uomo
Il rischio di infezione legato al virus dell’influenza aviaria A(H5N8) rimane molto basso per la popolazione dell’Unione Europea in genere e basso per le persone esposte al virus per motivi professionali.  Rimane la possibilità che emergano nuovi ceppi con un maggiore potenziale di infettare gli esseri umani, ma a oggi non c’è evidenza di alcuna mutazione nota per il suo potenziale zoonotico. Tutti gli Stati membri sono però stati esortati a tenere costante l’attività di sorveglianza, prevenzione e monitoraggio. In questo periodo dell’anno il rischio è correlato alle rotte migratorie di diverse specie di uccelli.

Foto: Pixabay