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L’agricoltura italiana secondo il Censimento agricolo 2010

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Con la diffusione dei risultati definitivi del 6° censimento agricolo, l’Istat ha confermato che nel 2010 l’Italia aveva “un’agricoltura caratterizzata da aziende agricole diminuite di numero ma di dimensioni maggiori, ……., con lento rinnovamento dei capi azienda in termini di età e titolo di studio, con … crescita della quota di aziende condotte da donne, con …. diversificazione delle attività aziendali e maggiore attenzione alla tutela del territori”.

 

Per tale censimento, l’Istat, d’accordo con le Regioni, ha introdotto numerose novità tecnico-metodologiche, tra le quali meritano di essere attentamente interpretate, per la loro criticità: a) un ampio utilizzo di archivi amministrativi sia nella predisposizione della lista pre-censuaria delle unità da censire sia nell’adozione dei metodi di controllo e correzione delle informazioni raccolte; b) l’assunzione del solo campo di osservazione UE prefissato dall’Istat sulla base di soglie fisiche regionalizzate in termini solo di SAU; c) l’intervista presso la residenza del conduttore anziché presso il centro aziendale o l’auto-compilazione on line da parte del conduttore.

 

Dalla lettura dei predetti dati definitivi emergerebbe una realtà agricola nazionale veramente nuova rispetto a quella accertata con il precedente censimento 2000 che smentirebbe clamorosamente quanti insistono a reclamare drastici provvedimenti nel settore, a causa della massiccia e cronica presenza di piccolissime unità produttive, auto-consumistiche, con funzioni soltanto di salvaguardia e tutela dell’ambiente, da non considerare in quanto scarsamente significative ai fini dell’informazione statistica. Infatti, con riferimento all’universo aziendale censito e relative superfici ed allevamenti, i risultati 2010 mostrano che:

 

a) le aziende agricole e zootecniche attive in Italia erano 1.620.844 (-32,4% rispetto al 2000)1 con flessioni concentrate tra quelle con SAU inferiore a 30 ettari, andando ad incrementare la numerosità di quelle con dimensioni maggiori. Le superfici aziendali sono risultate complessivamente pari a 12,9 milioni di ettari (42,8 % del territorio nazionale e – 2,5%) ed a 17,1 milioni di ettari (-9,0%) rispettivamente per la SAU e per quella totale, con consequenziale incrementi della SAU media aziendale (7,9 ettari, pari a +44,2%);

 

b) le aziende con allevamenti sono risultate essere 217.449 (13,4% dell’universo censito contro il 15,5% nel 2000), con una netta flessione del 41,3%, ma appena – 0,6% in termini di UBA (Unità Bestiame Adulto), confermando così che anche nel settore zootecnico si sarebbero verificate alienazioni e/o trasferimenti di bestiame tra aziende con un sensibile incremento del numero di capi medio per azienda allevatrice per tutte le specie considerate.

 

Tuttavia, la conoscenza del settore legata agli interventi pubblici ed alle trasformazioni intervenute negli ultimi 5 anni, impongono una lettura dei risultati censuari più approfondita con interpretazione della realtà agricola italiana sulla quale potrebbero aver impattato alcune problematiche derivanti proprio dalle su citate linee strategiche, quali:

 

a) la predisposizione ex-ante della lista pre.censuaria delle unità da intervistare molto verosimilmente potrebbe non aver considerato a priori come aziende agricole e/o zootecniche alcuni soggetti conduttori di aziende agricole, che in quanto non in lista non sono stati intervistati2. Inoltre, i dati amministrativi su cui tale lista è stata basata erano abbastanza datati (alcuni archivi erano riferiti al 2007 o 2008 e non aggiornati da alcuni anni), con la sopravvivenza negli archivi di conduttori deceduti da anni oppure con cessazione da tempo di ogni precedente attività agricola. Al riguardo, in attesa di conoscere i risultati dell’indagine post-censuaria (di copertura), finalizzata dall’Istat ad hoc per verificare il reale numero di aziende agricole esistenti in Italia nel 2010, vale la pena ricordare che nel 2000 l’analoga indagine ratificò che il numero di aziende agricole risultate attive al 2000 era sottostimato del 14% circa rispetto a quello pubblicato (2.594.825 unità)1.

 

b) Il campo di osservazione adottato risulta essere solo in minima parte allineato con quello UE. In particolare, per quanto riguarda gli allevamenti la scelta di rilevare tutti i capi bovini, bufalini ed equini presenti in azienda al 24 ottobre 2010 e solo gli ovi-caprini, suini e avicoli destinati alla vendita come animali vivi (comprese le relative produzioni), non corrisponde a nessuna soglia comunitaria, bensì solo ad una scelta nazionale finalizzata ai Conti Economici Agricoli2.;

 

c) l’effettuazione dell’intervista presso la residenza (o sede legale) del conduttore potrebbe essere stata determinante a che al censimento sia “sfuggita” una parte significativa del reale universo aziendale del 2010.

 

 

1. I risultati 2010 sono stati posti a confronto con gli analoghi dei censimenti 1982, 1990 e 2000 solo dopo rielaborazione di questi ultimi da parte Istat secondo l’interpretazione delle regole comunitarie vigenti nel 2010.

2. Nella lista sono stati riportati solo i soggetti (poco più di 2.040 mila) individuati in diverse fonti amministrative (Catasto, AGEA, ecc.) e statistiche (Censimento agricolo 2000) e ritenuti dall’Istat essere elegibili come aziende agricole. Per definire i criteri di inclusione l’Istat ha realizzato negli anni 2008-2009 una indagine pilota (CLAG) che ha interessato 16 mila soggetti/unità individuati in 80 Comuni. Sul campo solo poco più di 5.450 soggetti sono stati riconosciuti come aziende agricole.

3. Pertanto, considerati i criteri di costruzione della lista pre-censuaria, è da ritenere molto verosimilmente che l’universo 2010 censito risulti sottostimato almeno del 20-25% in termini di aziende agricole, con tutte le conseguenze sia per la valutazione di tutte le variabili strutturali, economiche e tipologiche aziendali, sia per una efficiente ed efficace analisi dei trends intercensuari. Al riguardo, è da precisare che la non inclusione di aziende di scarsa produttività nella lista pre-censuaria non esclude che tali unità siano sempre aziende agricole operanti nel territorio nazionale.

4. Ne è conseguito che i risultati sul numero di capi allevati (ed in parte anche su quello delle aziende zootecniche) sono comparabili con gli analoghi del passato solo a condizione di rielaborare tutte le informazioni delle precedenti rilevazioni in chiave 2010. Inutile evidenziare che per tale rielaborazione pregressa le informazioni circa il numero di capi destinati alla vendita non esistono, per cui l’Istat ha provveduto a calcolare un apposito “algoritmo” statistico per la stima del numero di capi “destinati” alla vendita tra quelli complessivamente censiti anche per i tre censimenti precedenti

 

Foto: Pixabay

Bruno Massoli