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Gli allevamenti bufalini in Italia

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L’allevamento bufalino rappresenta, oggi, nel panorama italiano, una importante realtà economica, dalle sempre più crescenti potenzialità Infatti, da  oltre un decennio, nel consumo di  carni alternative (struzzo, equina, ovi-caprina e di coniglio e selvaggina), si fa sempre più strada quella bufalina, ritenuta edibile per le sue proprietà organolettiche (tenera, succulenta, con poco colesterolo e il doppio del ferro rispetto al manzo). Infatti, la carne bufalina può vantare rispetto a quella di manzo e vitello, un contenuto di lipidi bassissimo (circa 1.5 % contro il 19 % bovino) e una quantità maggiore di vitamine B6, B12 e K e di proteine. 
La sempre più marcata richiesta di carne bufalina, oltre che di latte di bufala per la trasformazione in mozzarella, ha comportato nel tempo un altrettanto sostenuto e certamente conveniente aumento del relativo patrimonio.
Al riguardo, infatti, secondo le registrazioni di tale specie di animali presso l’’Anagrafe Nazionale Zootecnica, alla data del 30/4/2012  in Italia risultano 376.575 capi bufalini vivi in allevamenti bufalini, con un aumento dello 0.5% rispetto al patrimonio registrato al 31/12/2011. In pratica, negli ultimi 10 anni, ed in particolare dal 2004 (anno  di entrata a regime dell’anagrafe zootecnica) al 2011, l’allevamento di bufalini ha spuntato un incremento del 47,3% (anagrafe). Tali consistenze sarebbero confermate più o meno anche dalle rilevazioni annuali Istat, come riportato in Prospetto 1.

L’allevamento bufalino rappresenta, oggi, nel panorama italiano, una importante realtà economica, dalle sempre più crescenti potenzialità Infatti, da  oltre un decennio, nel consumo di  carni alternative (struzzo, equina, ovi-caprina e di coniglio e selvaggina), si fa sempre più strada quella bufalina, ritenuta edibile per le sue proprietà organolettiche (tenera, succulenta, con poco colesterolo e il doppio del ferro rispetto al manzo). Infatti, la carne bufalina può vantare rispetto a quella di manzo e vitello, un contenuto di lipidi bassissimo (circa 1.5 % contro il 19 % bovino) e una quantità maggiore di vitamine B6, B12 e K e di proteine. La sempre più marcata richiesta di carne bufalina, oltre che di latte di bufala per la trasformazione in mozzarella, ha comportato nel tempo un altrettanto sostenuto e certamente conveniente aumento del relativo patrimonio.Al riguardo, infatti, secondo le registrazioni di tale specie di animali presso l’’Anagrafe Nazionale Zootecnica, alla data del 30/4/2012  in Italia risultano 376.575 capi bufalini vivi in allevamenti bufalini, con un aumento dello 0.5% rispetto al patrimonio registrato al 31/12/2011. In pratica, negli ultimi 10 anni, ed in particolare dal 2004 (anno  di entrata a regime dell’anagrafe zootecnica) al 2011, l’allevamento di bufalini ha spuntato un incremento del 47,3% (anagrafe). Tali consistenze sarebbero confermate più o meno anche dalle rilevazioni annuali Istat, come riportato in Prospetto 1.

 

 

Prospetto 1 – Il patrimonio bufalino (numero di capi)

Confronto tra Anagrafe Nazionale Zootecnica e Istat

 

ANNI

ANAGRAFE ZOOTECNICA NAZIONALE

ISTAT

 

 

Differenze ISTAT/ANAGRAFE

 

Numero di capi

assolute

%

2004

254.277

210.195

-44.082

-17,3

2005

299.745

205.093

-94.652

-31,6

2006

332.050

230.633

-101.417

-30,5

2007

360.913

293.947

-66.966

-18,6

2008

354.731

307.149

-47.582

-13,4

2009

356.872

344.007

-12.865

-3,6

2010

365.610

365.086

-524

-0,1

2011

374.547

354.402

-20.145

-5,4

 

Fonte: Istituto IZS G. Caporale di Teramo ed Istat

 

A livello sub-nazionale, secondo gli ultimi dati disponibili Istat (1 dicembre 2011), oltre il 90% del patrimonio nazionale bufalino è concentrato in sole due regioni: Campania (71,5%) e Lazio (18,7%), dove, peraltro, la presenza di tale allevamento rappresenta rispettivamente il 55,9% e 21,7% dei corrispondenti patrimoni complessivi di bovini e bufalini, il cui complesso, a loro volta, rappresenta soltanto il 12,1% del totale nazionale (Prospetto 2). La Puglia, che tradizionalmente seguiva al terzo posto per numero di capi allevati, nel 2011 con 8.538 capi (2,4% del patrimonio nazionale) si è vista scavalcare dalla Lombardia con 9.316 capi (2,6%), anche se in questa ultima regione il peso dei bufalini è di appena lo 0,6% della consistenza regionale complessiva di bovini e bufalini. Tutte  queste  quattro regioni nell’intervallo 2007-2011 hanno registrato incrementi oscillanti tra il +18,2% del Lazio ed il + 20,6% della Campania, ad eccezione della Lombardia, dove l’aumento ha toccato il +43,8%. Nelle altre Regioni italiane, comunque, gli allevamenti bufalini, pur essendo allevati in misura molto contenuta ed  a fronte di un aumento a livello nazionale  del 20,6%, presentano dinamiche relative molto differenziate, con flessioni in Sardegna (-0,7%), Marche (-2,7%) e Trentino-A.Adige (-18,3%) ed incrementi in tutte le altre oscillanti tra il +138,2% della Calabria ed  il +5,4% del Veneto.

 

 

 

Prospetto 2 – Distribuzione regionale degli allevamenti bovini e bufalini

RIPARTIZIONI TERRITORIALI

 

NUMERO DI CAPI

 

 

 Numero di capi

VARIAZIONI % 2011/2007

INCIDENZE % SU ITALIA

 

Bufalini

Bovini + bufalini

 

Bufalini

Bovini + bufalini

 

Bufalini

Bovini + bufalini

 

Campania

253.528

453.170

20,6

6,1

71,5

7,2

Lazio

66.245

304.620

18,2

-1,3

18,7

4,9

Lombardia

9.316

1.588.292

43,8

-6,2

2,6

25,4

Puglia

8.538

170.900

20,4

0,2

2,4

2,7

TOTALE

337.627

2.516.982

20,7

-3,2

95,3

40,3

Resto Italia

16.775

3.734.945

18,6

-6,1

4,7

59,7

ITALIA

354.402

6.251.927

20,6

-4,9

100,0

100,0

 

 

Fonte: elaborazioni su dati Istat 2011 e 2007 (1° dicembre)

 

L’importanza sempre più interessante nel tempo di tale tipo di allevamento è strettamente interdipendente dalla disponibilità interna della corrispondente carne. Al riguardo basti evidenziare che  le statistiche ufficiali (Istat) indicano che dai 19 mila circa di capi bufalini macellati nel 2007 si è saliti a circa 50 mila capi nel 2011, con un incremento del +170,3%, a fronte di una flessione per le macellazioni di bovini pari al -10,1% (Prospetto 3). Addirittura, se nel 2007 risultano avviati alla macellazione 2 mila vitelli bufalini, nel 2011 la macellazione ne ha interessati 24 mila (+1.141,2%). Analoga dinamica marcatamente progressiva anche per le quantità di carne-peso morto ottenute. Dalle 4.060 tonnellate complessivamente ottenute nel 2007  si è passati alle 9.340 tonnellate nel 2011 (+130,1%), mentre nello stesso periodo per la carne dei vitelli bufalini, passata da 227 a 3.299 tonnellate, l’incremento è stato ancora più rilevante (+1.351,8%), a motivo anche di una resa unitaria in carne-peso morto aumentata da 118,70 a 138,83 chilogrammi.

 

 

Prospetto 3 – Macellazioni di bovini e bufalini

 

SPECIE E CATEGORIE

2007

2008

2009

2010

2011

Variazioni % 2011/2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPI (migliaia)

 

Bovini

3.960

3.823

3.811

3.830

3.559

-10,1

Vitelli bufalini

2

2

4

10

24

1.141,2

Bufale

12

5

17

16

18

47,0

Altri bufalini

5

4

6

5

9

89,9

Bufalini

19

11

27

32

50

 

Foto: Pixabay

Bruno Massoli