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Acquari, mangimi e pesci:il mondo degli amici «silenziosi»

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Non sono i pesci che vanno dal veterinario, ma il veterinario che va a visitare i pesci e il loro acquario, a domicilio. Alcune specie sono erbivore, altre carnivore, alcune vivono in acqua dolce, altre in quella marina. Tra mangimi, incompatibilità tra specie e le regole per un acquario sempre pulito e funzionante, a guidarci nel mondo degli «acquariofili» è Gianpiero Nieddu, medico veterinario della Sivae, la Società italiana veterinari per animali esotici.
 


I pesci sono animali da compagnia un po’ differenti dagli altri, più silenziosi e, in qualche modo, meno espansivi. Eppure sono in tanti a essere appassionati di acquari e affini.

È difficile tracciare il profilo di un acquariofilo tipico. Quasi tutti iniziano con il pesce rosso vinto in fiera per poi intraprendere due strade: la prima porta all’abbandono dell’hobby perché il pesce muore e non se ne vuole più sapere nulla; la seconda porta alla passione e, dalla semplice boccia, si passa alla prima vaschetta e quindi all’acquario con pesci tropicali d’acqua dolce o marina.
Diversi sono i fattori che possono portare a sviluppare l’hobby dell’acquariofilia: si va dalla progettazione dell’acquario, allo studio della corretta gestione delle singole specie, all’osservazione del comportamento e dell’interazione tra i pesci all’interno dell’acquario.


Quale è l’alimentazione migliore per i piccoli amici?

I pesci da acquario appartengono a diverse specie, alcune delle quali richiedono delle diete specifiche (alcune sono strettamente carnivore, altre erbivore, ecc.). Molte di queste possono facilmente essere nutrite con cibi industriali specifici per l’acquariofilia formulati in pellet, scaglie o granuli. Un po’ più complesso è il caso dei pesci prettamente carnivori, che richiederebbero una dieta a base di cibo vivo (come le larve di zanzara): questi possono essere nutriti con cibi congelati oppure disidratati.
In base alle loro abitudini di vita i pesci vanno nutriti in maniera idonea: alcune specie,  ad esempio, vivono e mangiano sul fondo, e non consumano il cibo che galleggia. A seconda della specie e dell’età del pesce, poi, è richiesta una somministrazione di cibo ragionevolmente commisurata: può essere utile ricordare che solitamente i pesci, in natura, sono magri, e questo accade perché, per nutrirsi, devono cercare il cibo. Negli acquari, invece, il movimento è limitato e il cibo è a portata di bocca: quindi il pesce ingrassa in fretta se nutrito troppo o troppo frequentemente.

Ci sono delle regole base che è bene non infrangere per preservare la salute dei pesci?
La salute dei pesci va preservata mantenendo l’acquario funzionante al meglio. Il filtro deve funzionare correttamente, le luci al neon – generalmente presenti – vanno sostituite periodicamente e ogni due settimane una certa percentuale dell’acqua – circa il 20% – deve essere sostituita per impedire l’accumulo di sostanze tossiche o, comunque, inquinanti (nitrati, prodotti dal metabolismo dei pesci). Anche la scelta degli ospiti da inserire in un acquario va ponderata, dal momento che alcune convivenze sono possibili e altre impossibili: un negoziante può essere d’aiuto, così pure la lettura di qualche libro o rivista del settore. Per quanto riguarda la scelta dell’acquario è possibile dire, in linea generale, che più è grande, più la manutenzione risulta semplice.



Quali sono le «spie» che ci fanno accorgere che qualcosa non va e che dovrebbero indurci a portare i pesciolini dal veterinario?
In generale non si portano i pesci dal veterinario ma è quest’ultimo che va a «visitare» l’acquario e i suoi ospiti: il pesce si porta dal veterinario solo quando c’è necessità di un esame strumentale (una lastra o un’ecografia, per esempio) oppure se deve essere sottoposto a un intervento chirurgico.
Se il pesce si comporta in maniera diversa dal solito – i sintomi possono essere di varia natura e in relazione alla patologia – è bene chiamare il veterinario: molte patologie possono infatti essere curate con la somministrazione di medicine che devono essere prescritte a visita effettuata, e quindi a diagnosi fatta e a protocollo terapeutico stabilito.


Foto: Pixabay

Miriam Cesta