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Ue, agricoltura 2020-30: la sostenibilità condizionerà la produzione zootecnica. Lieve calo della domanda di mangimi

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La Commissione europea ha diffuso le previsioni relative al settore primario per il decennio 2020-2030. L’adesione a un modello produttivo più sostenibile giocherà un ruolo fondamentale fino a condizionare la produzione nel comparto zootecnico. La nuova politica agricola europea sta investendo molto nella transizione verso un sistema agroalimentare sostenibile, come indica, ad esempio, l’adozione della Strategia Farm to Fork, e anche il settore mangimistico sta compiendo dei passi lungo questa strada. L’adozione della Carta per la Sostenibilità dei mangimi da parte di Fefac ne è dimostrazione. I temi emersi intorno alle previsioni per il mercato agricolo nel prossimo decennio sono stati affrontati nel corso di una conferenza di due giorni, il 16 e 17 dicembre scorsi, alla quale ha preso parte anche il presidente di Fefac Asbjørn Børsting.

Prezzi dei mangimi inizialmente in calo

Da qui al 2030 l’area destinata alle coltivazioni agricole nell’Unione europea si ridurrà leggermente, soprattutto per il calo degli ettari destinati a cereali e semi oleosi. Aumenterà invece la quantità di terreno per l’alimentazione animale e le colture proteiche. Ciononostante, grazie ai rendimenti crescenti, la produzione cerealicola si manterrà stabile, a 278 milioni di tonnellate. Meno ettari per la produzione di orzo e grano, con il mais a compensare e anche a far fronte alla domanda di mangimi. Ma è la domanda di cereali a uso alimentare che manterrà a buoni livelli il consumo dei seminativi. Scenderà invece la produzione di soia e di semi oleosi e ancora di più di colture proteiche, grazie all’aumento degli ettari a disposizione e al miglioramento dei rendimenti. 

La domanda generale dei mangimi è prevista in calo, seppur molto contenuto, pari allo 0,5%. Il consumo sarà coerente con l’andamento del settore carneo: il calo più vistoso deriverà dalla riduzione del 4,6% della produzione di carne suina, mentre sarà elevata la domanda per il settore avicolo, sempre in buona salute, e anche per i bovini da latte. L’impiego dei cereali nella produzione dei mangimi sarà pressoché stabile (-0,2% rispetto al 2020) a 162,2 milioni di tonnellate. Anche il consumo di mangimi a elevato contenuto proteico è previsto in flessione a fronte, invece, di un incremento di quello medio-proteico. Gli esperti hanno anche ipotizzato il consolidarsi di alcune tendenze nella mangimistica, come l’aumento di mangimi biologici e l’accorciamento della filiera. Sul fronte prezzi, nel breve periodo è previsto un calo per l’ampia disponibilità e i minori costi di produzione (meno costi di trasporto). Tuttavia, una volta superato lo shock pandemico, i prezzi in termini nominali aumenteranno.

Carne e latte

Gli obiettivi di sostenibilità – dicono gli autori del report Ue – influenzeranno la produzione di carne e latte. Per il latte questa sarà moderata, con un tasso dello 0,6% annuo. Il settore sarà interessato da un miglioramento delle pratiche di allevamento, con un’attenzione ancora maggiore al benessere animale; ci sarà una riduzione delle emissioni di gas serra grazie a una gestione più efficiente dello stallatico e alla cattura del carbonio. La quota maggiore dell’aumento dell’output di latte sarà incanalato nella produzione di formaggi e l’Ue dovrebbe confermare il suo primato sul fronte esportazioni. 

La produzione sostenibile guadagnerà spazio anche nel comparto carni. In generale il consumo pro capite di carne diminuirà a 67,6 kg (-1,1 kg). Colpita dalla Peste suina africana e condizionata dalla sensibilità dei consumatori in materia ambientale, la carne suina farà registrare – come anticipato – un calo della produzione. Anche per la carne bovina è atteso un calo per la riduzione della consistenza delle mandrie, nonostante le incoraggianti prospettive per l’export e i prezzi concorrenziali dei mangimi. Il consumo pro capite di carne bovina diminuirà di 0,9 kg. In costante crescita, invece, la domanda di carne avicola, ampiamente riconosciuta come prodotto più sostenibile e salutare: la sua produzione è l’unica col segno più. 

Più spazio all’economia circolare

L’incremento dei livelli di sostenibilità della produzione è un obiettivo comune anche alla mangimistica. Le azioni che il settore ha intrapreso in Europa sono state illustrate dal presidente di Fefac Børsting nel suo intervento alla conferenza sull’Outlook in agricoltura. Solo pochi mesi fa, a settembre, la federazione europea ha adottato la Carta per la Sostenibilità dei mangimi che guarda allo stesso orizzonte temporale del documento della Commissione Ue, al 2030. Con questi impegni la mangimistica contribuirà al perseguimento degli obiettivi fissati da Farm to Fork. La Carta pone ambizioni che tutte le associazioni nazionali puntano a raggiungere. Tra queste la riduzione delle emissioni inquinanti, con il ricorso al Pefcr, le disposizioni per calcolare l’impronta ambientale della produzione. Partendo da un livello di 61 milioni di co-prodotti già impiegati, nel prossimo decennio il comparto vuole consolidare ulteriormente l’economia circolare, un’altra risorsa con cui la produzione diventa più sostenibile

Continuerà, poi, l’azione per un approvvigionamento responsabile della soia e contro la deforestazione. Già oggi – ha sottolineato il presidente di Fefac – l’80% della soia impiegata nella mangimistica dell’Unione europea proviene da aree a deforestazione zero o a basso rischio di deforestazione e quasi il 50% della soia importata è prodotta in modo responsabile secondo le linee guida di Fefac. Anche i cambiamenti climatici pongono sfide ardue per il settore produttivo: per il loro superamento Børsting ha indicato l’utilità dell’agricoltura di precisione e delle nuove tecniche di editing genomico con cui aumentare la produzione di colture proteiche.  

Questi obiettivi dovranno essere conciliati con la sicurezza alimentare e la competitività dei settori zootecnico e mangimistico. Per questo Børsting ha sottolineato la necessità di procedere con una valutazione di impatto dei nuovi target e delle misure politiche proposte dalla Strategia Farm to Fork. Bisogna evitare, per esempio, che una riduzione troppo elevata dell’uso di fertilizzanti possa avere ricadute negative sulla produzione agricola costringendo l’Ue ad aumentare l’import di proteine vegetali. 

 

Foto: Unsplash

 

redazione