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Salmonella, il focolaio di rischio alimentare più comune in Europa

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Su tre focolai di infezioni di origine animale nell’Unione europea poco meno di uno è causato dalla Salmonella. L’agente batterico è dunque la causa più comune di infezioni da cibi e bevande contaminate. Per numero di casi l’infezione più diffusa è invece la campilobatteriosi, seguita proprio dalla salmonellosi. Hanno poi sollevato preoccupazione i casi di contagi di virus del Nilo occidentale, che vede l’Italia particolarmente esposta, e di infezioni da Stec, ceppi di Escherichia coli produttori di Shiga-Tossina, salite al terzo posto tra le zoonosi.  

Sono alcuni dei dati contenuti nel report di Efsa, Autorità europea per la Sicurezza alimentare, ed Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, sulle tendenze e fonti di zoonosi. I dati sono riferiti al 2018. I Paesi membri dell’Ue hanno segnalato in tutto 5146 focolai di infezioni di origine alimentare (almeno due persone contagiate consumando lo stesso cibo/bevanda) con 48.365 individui colpiti.

Salmonellosi

Quasi un terzo dei focolai, 1581, è stato originato dall’infezione da Salmonella. Le persone colpite sono state 48.365, un aumento di oltre il 20% rispetto al 2017. Ben il 67% dei focolai si concentra in soli tre Paesi: Slovacchia, Spagna e Polonia, principalmente riconducibili al consumo di uova. La salmonellosi si colloca al secondo posto tra le zoonosi riferite in Ue con 91.857 casi confermati, osservando una certa stabilità negli ultimi cinque anni dopo un costante declino negli anni precedenti. Di questi 3635 casi sono stati registrati in Italia, con un leggero incremento sul 2017.

Campilobatteriosi

È però la campilobatteriosi la malattia zoonotica più diffusa nell’Unione europea. Sono 246.571 i casi confermati nel 2018. È dal 2005 che ricopre la prima posizione tra le infezioni gastrointestinali più segnalate. I focolai di infezione di origine alimentare sono stati 524 con 2335 casi. Gli alimenti più spesso alla base dei focolai sono stati latte e carne di pollo. Germania e Regno Unito sono i Paesi con più casi, rispettivamente oltre 67 mila e 65 mila, mentre in Italia sono stati riportati 1356 casi.  

“I risultati del nostro ultimo Eurobarometro mostrano che meno di un terzo dei cittadini europei classifica le intossicazioni alimentari da batteri tra le cinque principali preoccupazioni in materia di sicurezza alimentare. Il numero di focolai segnalati suggerisce che ci sia spazio per sensibilizzare i consumatori in quanto molte malattie di origine alimentare possono essere prevenute migliorando le misure igieniche durante la manipolazione e preparazione degli alimenti”, ricorda Marta Hugas, direttore scientifico Efsa.

Listeriosi, la più letale

La terza causa di zoonosi è l’Escherichia coli produttore di tossina Shiga: 8.161 casi segnalati, scalzando la yersiniosi. L’aumento sull’anno precedente è stato del 37%. Le autorità indicano nel maggiore utilizzo di nuove tecnologie di laboratorio, più efficaci nell’individuazione dei casi sporadici, una parziale causa di questo incremento. La listeriosi è al quinto posto tra le zoonosi ma è quella con la maggiore percentuale di ricoveri ospedalieri (il 97%) e di decessi (229). 

Il 2018 ha visto un forte aumento delle infezioni da virus del Nilo occidentale: i casi sono sette volte il numero del 2017. La zoonosi (il virus è trasmesso da una specie di zanzare) ha interessato in particolare l’Italia, il Paese con più contagi, 610, quasi il doppio del secondo Paese, la Grecia con 315 casi. L’Italia – fanno sapere Efsa ed Ecdc – ha visto inoltre negli ultimi anni un aumento di focolai di virus nei cavalli e nelle altre specie equine.  

Le cause di questo boom di infezioni del virus del Nilo occidentale sono però ancora poco chiare: “È stato evidenziato che fattori come la temperatura, l’umidità o le precipitazioni influenzano l’attività stagionale delle zanzare e possono aver avuto un ruolo. Pur non potendo prevedere l’intensità delle prossime stagioni di trasmissione, sappiamo che il virus del Nilo occidentale circola attivamente in molti Paesi dell’Unione europea, colpendo esseri umani, cavalli e uccelli”, dice Mike Catchpole, direttore scientifico Ecdc.

 

Foto: Pixabay

redazione