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Antibiotico-resistenza, 80% italiani sono preoccupati dei rischi

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La minaccia dell’antibiotico-resistenza è globale e vede l’Italia particolarmente esposta. Il fenomeno, che interessa sia il settore della medicina umana sia quella veterinaria, è ben noto all’opinione pubblica, come ha rivelato il Censis. L’80% degli intervistati ha detto di sentirsi preoccupato per l’impatto dell’antibiotico-resistenza sulla salute.

Un impatto quantificabile in un maggior numero di infezioni che non rispondono ai trattamenti, in un aumento di costi sanitari e infine in decessi per infezioni provocate da agenti patogeni resistenti ai farmaci. L’Italia paga il prezzo più alto in Europa: dei 33 mila decessi oltre 10 mila si sono verificati proprio nella Penisola. Le azioni intraprese per arginare il fenomeno sono definite nel Piano nazionale del 2017 che punta a ridurre l’incidenza della resistenza ambito sanitario e in ambito veterinario. Proprio in quest’ultimo campo si è segnato un significativo calo delle vendite di antibiotici per gli animali

Il dato è stato ricordato in occasione della Giornata sull’uso consapevole degli antibiotici al ministero della Salute lo scorso 22 novembre. Il consumo di antibiotici in ambito veterinario è stato interessato da un forte calo delle vendite nel periodo 2010-2017. Ma – ammonisce il ministero – l’Italia non è ancora in linea con le migliori pratiche europee. In Italia nel 2010 erano venduti 421,1 mg/PCU di antibiotici mentre nel 2017 ne sono stati venduti 273,8 con un calo di circa il 35%. La tendenza a una minore vendita ha interessato non solo l’Italia ma la stessa Europa, come ha rilevato l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, nel suo ultimo rapporto sul periodo 2010-2017. Nel continente la riduzione tra 2011 e 2017 è stata di oltre il 32%. 

Obiettivi per il 2020

Si tratta dell’indicazione di una tendenza importante ma non completa, come ha sottolineato il ministero della Salute nel report Dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici-Anno 2016. “Un’analisi più dettagliata di tali tendenze sarebbe possibile con unità di misura standardizzata per la segnalazione del consumo di antimicrobici in specifiche specie animali”, si legge nel report. Il numero totale delle tonnellate di ingredienti attivi vendute nel 2017 è ancora elevato, il secondo tra i Paesi considerati nel report dell’Ema dopo la Spagna. Considerando le vendite per PCU l’Italia mantiene la seconda posizione scavalcata solo da Cipro. 

Di passi in avanti nella lotta contro l’antibiotico-resistenza ne sono stati compiuti, come ha ricordato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri intervenuto all’evento per la Giornata sugli antibiotici. Nel 2017 è stato adottato il Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza basato sull’approccio One Health, che comprende il settore vaterinario e quello della medicina umana. Il piano guarda al 2020 con la fissazione di alcuni target rispetto ai livelli del 2016: ridurre del 30% il consumo di antibiotici nel settore veterinario; del 30% il consumo di antibiotici nelle formulazioni farmaceutiche per via orale; del 10% il consumo di antimicrobici di importanza critica; riduzione a livelli di 5 mg/PCU del consumo della colistina.

 

Foto: Pixabay

red.