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Livelli massimi di residui, Fefac: da norme Ue possibili impatti su filiera e commercio

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La transizione regolatoria in corso nell’Unione europea verso livelli massimi di residui dei pesticidi inferiori può avere un impatto sulla filiera agricola e sul commercio. L’applicazione delle nuove norme sull’uso di pesticidi può risultare problematica al fine di garantire adeguati volumi dell’offerta, la qualità e la sicurezza dei prodotti agricoli. Inoltre la legislazione europea sul tema non risulta allineata a quella di Paesi terzi. Sono i rilievi mossi da Fefac, la Federazione dei produttori europei di mangimi, Coceral, l’Associazione europea del commercio di cereali e semi oleosi, e Fediol, l’Associazione dell’industria degli oli vegetali.  

“Si sono compiuti sforzi per permettere una migliore anticipazione delle variazioni dei livelli massimi di residui. Ma ogni sostanza attiva necessita una valutazione individuale riguardo al rischio di potenziale inadempienza, quando questi livelli vengono ridotti. Tali variazioni non possono essere applicate in pochi mesi. Sono necessari sufficienti tempi di transizione per cambiare le pratiche agricole e sviluppare sostanze alternative o implementare nuove pratiche di protezione delle colture”, spiega Nathalie Lecocq, direttore generale di Fediol.

A Bruxelles le tre organizzazioni hanno tenuto un workshop sul tema lo scorso 12 novembre. In Europa si sta assistendo all’applicazione di un nuovo approccio strategico relativo all’uso dei prodotti per la protezione delle piante. Tuttavia – ricordano i rappresentanti di Fefac, Fediol e Coceral – è necessario cercare di sostenere la convergenza sulla gestione dei nuovi livelli massimi di residui per i prodotti derivati dalle commodities agricole, come le materie prime per i mangimi. 

“Stiamo cercando una forma di armonizzazione del modo in cui i livelli massimi di residui dei pesticidi nei mangimi vengono applicati in Europa per mantenere una condizione di parità”, sottolinea Alexander Döring, segretario generale di Fefac. “Sarebbe utile trovare dei modi per condividere la conoscenza e le informazioni nella filiera mangimistica in particolare per la valutazione del rischio per i mangimi”, prosegue l’esperto.

L’Unione europea sta attuando una normativa più stretta allo scopo di rinforzare la protezione dell’ambiente e della salute. Allo stesso tempo – riconoscono le associazioni – i Paesi terzi hanno diritto a usare una legislazione differente sui pesticidi. Tra i due approcci non c’è una tendenza ad allinearsi circa la valutazione delle sostanze attive usate nei pesticidi, anche se questo resta fortemente desiderabile. 

Pertanto è necessario un periodo di transizione. Bisogna trovare delle soluzioni praticabili nel caso in cui la sistematica riduzione dei livelli massimi di residui dovesse lasciare gli operatori esposti alla non conformità e senza alcuna possibilità di trovare soluzioni per la filiera. Il comparto agroalimentare ha bisogno di strumenti per garantire produzione di qualità nel rispetto di standard di sicurezza ma – concludono gli esperti – al momento sembra impossibile farlo senza pratiche alternative e prodotti per la protezione delle piante meno problematici.

 

Foto: Pixabay

red.