Reduce dalle celebrazioni dei 60 anni di attività, Fefac, la Federazione dei Produttori europei di mangimi, ha pubblicato il Rapporto annuale 2018-2019, una panoramica sulle azioni intraprese dall’organizzazione negli ultimi dodici mesi e una sintesi delle posizioni assunte sulle principali questioni che riguardano l’industria mangimistica.
Su alcuni di questi temi si è pronunciato direttamente il presidente di Fefac Nick Major, giunto ormai all’ultimo anno del suo mandato. Major ha ricordato ad esempio le gravi minacce per gli allevamenti mondiali di suini e di pollame rappresentate dalle malattie infettive tra cui, in particolare, l’influenza aviaria e la febbre suina africana. Fefac – è l’invito del suo presidente – deve mantenere alta l’attenzione e partecipare agli sviluppi scientifici e della gestione del rischio a fianco degli allevatori. Un altro fattore di tensione per la zootecnia è posto dalle crisi politico-economiche internazionali: Brexit, e l’incertezza che accompagna l’uscita del Regno Unito dall’Ue, e la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti. La conseguenza diretta dell’ultima questione è l’aumento vertiginoso delle importazioni di soia dagli Stati Uniti all’Europa. Infine Major è intervenuto sulla difesa della reputazione degli allevamenti oggetto di campagne ostili e pregiudizi da parte dell’opinione pubblica internazionale.
Nel rapporto annuale si parla anche di proteine e produzione di mangimi. Grazie all’inclusione di più ingredienti proteici si stima che ora l’Europa sia autosufficiente per circa l’80% delle richieste di proteine per mangimi. Le importazioni restano notevoli in particolare per il segmento dei materiali a maggiore grazione proteica, un deficit colmato con l’import di soia.
Altri temi affrontati sono l’impatto ambientale della produzione di mangimi, il ruolo della nutrizione animale per la questione della resistenza antimicrobica, la sostenibilità della produzione dei mangimi per l’acquacoltura e l’approvvigionamento responsabile degli ingredienti per questi mangimi.
Riguardo la sicurezza dei mangimi Fefac fa sapere che il sistema di notifica ha confermato il ruolo essenziale dei produttori di mangimi come operatori responsabili della catena alimentare. Il 58% delle notificazioni è giunto infatti dagli autocontrolli nell’industria; il 92% ha riguardato gli ingredienti dei mangimi e questo conferma l’importanza della rilevazione dei contaminanti a monte della catena, in linea con la visione di Fefac sulla gestione della sicurezza.
Il documento di Fefac passa in rassegna i principali eventi dello scorso anno. Tra questi l’Assemblea generale per festeggiare i 60 anni della federazione alla quale hanno partecipato anche il commissario europeo uscente per l’agricoltura Phil Hogan e Pekka Pesonen, segretario generale di Copa-Cogeca. Hogan ha evidenziato come l’agricoltura sia un ambito essenziale in cui si gioca la sfida del contrasto al cambiamento climatico e accolto il contributo dell’industria mangimistica all’economia circolare. Pesonen ha invece sollecitato la prossima Commissione europea a chiarire la situazione normativa delle New breeding techniques di cui si ha “disperato bisogno” per mitigare l’impatto del cambiamento climatico.
I mangimi rappresentano il costo di produzione principale per gli allevatori e quelli industriali sono il 20% circa di tutti i mangimi consumati (833 milioni) negli allevamenti europe. Nel 2018 la produzione di mangimi nell’Unione europea è aumentata dell’1,8% raggiungendo la quota di 163,3 milioni di tonnellate, un valore che rappresenta il 15% della produzione mondiale. Ci sono stati aumenti produttivi nel settore avicolo e bovino mentre la produzione è rimasta stabile per quello suino. Germania, Spagna e Francia restano i primi tre Paesi in termini di output.
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