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Fao, ancora lontani gli Obiettivi di sviluppo sostenibile in agricoltura

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La maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile che riguardano agricoltura, lotta alla fame e sicurezza alimentare sono ancora un traguardo irraggiungibile. Non centrare questi obiettivi mette a rischio l’attuazione dell’intera Agenda per lo sviluppo sostenibile entro il 2030 e dunque “garantire al nostro pianeta e alle generazioni di oggi e di domani un futuro sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale”, come spiega Maria Helena Semedo, vicedirettore generale della Fao per il clima e le risorse naturali. Per la Fao però la tendenza può essere contrastata e invertita con adeguati interventi.

Fame – Oltre 820 milioni di persone sono vittime della fame, un numero in aumento negli ultimi tre anni. La percentuale di persone che soffrono questo grave problema sulla popolazione totale è leggermente aumentata dal 10,6% del 2015 al 10,8% del 2018.

Profitti piccoli produttori alimentari – Sono la maggioranza di tutti gli agricoltori in molti Paesi in via di sviluppo ma i loro redditi e la produttività sono sistematicamente inferiori a quelli dei maggiori produttori; in alcuni casi il guadagno è la metà. È più ostico per loro l’accesso alle risorse e ai servizi.

Prezzi in molti Paesi in via di sviluppo – Nel 2016/2017 le anomalie dei prezzi dei prodotti alimentari hanno riguardato oltre un terzo dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare. D’altra parte tutte le regioni sono state interessate da moderati e generali aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari.

Razze di bestiame – In media circa il 60% delle razze di bestiame locali è a rischio estinzione nei 70 Paesi che censiscono il loro patrimonio zootecnico (quindi il dato probabilmente è sottostimato). Su 7.155 razze che vivono in un solo Paese 1.940 sono considerate a rischio di estinzione. Inoltre non sono stati segnati progressi nella conservazione delle risorse genetiche animali.

Materiale genetico vegetale – Migliora invece la quantità di materiale genetico vegetale nelle banche di 99 Paesi: +3% sul 2017. Tuttavia gli sforzi per garantire la diversità delle colture sono ancora insufficienti, in particolare per i progenitori selvatici delle colture, delle piante selvatiche commestibili e delle specie trascurate e sottoutilizzate.

Pesca – Un terzo delle risorse ittiche nel mondo è sovrasfruttato. Diminuisce nei Paesi in via di sviluppo la percentuale di pescato entro livelli biologicamente sostenibili. Nel 30% dei Paesi la pesca illegale, non dichiarata o non regolamentata è ancora scarsamente contrastata mentre il 20% dei Paesi non garantisce l’accesso ai piccoli pescatori al mercato e alle risorse.

Acqua – Tutti i continenti sono esposti a stress idrico, soprattutto Africa settentrionale, Asia occidentale e Asia centrale e meridionale. 

Deforestazione – Nel mondo tra il 2000 e il 2015 si è persa una superficie di foreste pari all’intero Madagascar soprattutto nelle regioni tropicali. Tra il 2010 e il 2015 il calo è stato compensato dall’aumento delle aree forestali in Asia, America del Nord ed Europa.

Che fare?

Secondo la Fao c’è spazio per correre ai ripari. Ecco alcuni possibili contromisure: 

– aumentare gli investimenti sebbene la spesa pubblica in agricoltura sia in calo rispetto al suo contributo al Pil; 

– promuovere la crescita della produttività e migliorare la capacità di adattamento dei piccoli produttori alimentari; 

– gestire meglio le informazioni su prezzi, offerta e domanda di alimenti di base. In molti Paesi in via di sviluppo le irregolarità nei prezzi hanno contribuito a compromettere l’accesso al cibo delle persone e il loro stato nutrizionale; 

– aumentare la produttività dell’acqua, migliorare i sistemi di irrigazione in agricoltura e ridurre le perdite nelle reti idriche e nei processi di riscaldamento e raffreddamento industriale; 

– migliorare la gestione delle risorse ittiche.

 

Foto: Pixabay

redazione