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Fefac, i dati dell’annuario 2020: produzione Ue di mangimi è stabile a quasi 165 milioni di tonnellate

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La produzione di mangimi nei 28 Paesi dell’Unione europea è stata, nel 2019, pari a 164,9 milioni di tonnellate. Un dato pressoché simile rispetto all’anno precedente (variazione di -0,2%). L’output nell’Ue rappresenta il 15% della produzione globale stimata a circa 1,112 miliardi di tonnellate. Fefac, Federazione tra i Produttori europei di mangimi, ha pubblicato il suo ultimo annuario, una panoramica sul settore mangimistico nel mercato comune, parte integrante della filiera produttiva agro-zootecnica-alimentare. I dati confermano il profilo di un settore dinamico, con livelli di crescita consolidati negli ultimi anni, segno di una maggiore tendenza dei produttori di alimenti di origine animale – carne, latte, uova, pesce – ad affidarsi a un comparto in grado di fornire prodotti sicuri e di qualità per le esigenze nutrizionali degli allevamenti.

Cresce di poco la produzione di mangimi per avicoli

Tra i singoli segmenti produttivi, c’è stato un calo delle forniture di mangimi per il settore bovino (-1,2%) a causa della maggiore disponibilità di foraggio grazie a condizioni climatiche favorevoli. Nonostante le maggiori opportunità di crescita per il comparto del continente, tra diffusione di Peste suina africana e guerra commerciale Usa-Cina, la produzione di mangimi per la suinicola è cresciuta moderatamente, con solo lo 0,6% di aumento. L’insorgenza di focolai di Psa ha portato ad arresti nella produzione di mangimi soprattutto in Romania e Bulgaria. Modesta anche la crescita per l’avicoltura, sempre +0,6%, che si conferma il segmento leader. Il valore è inferiore alla crescita dei livelli produttivi di carne bianca, probabilmente effetto di una maggiore efficienza dei mangimi prodotti. 

A livello generale diversi tra i maggiori produttori – Francia, Germania, Polonia e Italia – mantengono i loro livelli produttivi. La Spagna, sul podio insieme a Germania e Spagna per output, ha invece registrato una crescita di quasi il 4%. Il settore, nei 28 Paesi Ue, ha segnato un fatturato di 52 miliardi di euro, +28% rispetto al 2007, mentre, sul fronte dei costi, quelli dei mangimi sono aumentati più dei prezzi dei produttori negli ultimi 25 anni, segno del continuo sforzo per i mangimisti di fornire prodotti sempre più efficienti e per gli allevatori di migliorare la loro produttività.

Aumenta quota di soia da aree non a rischio deforestazione

Tra le materie prime utilizzate per produrre alimenti per animali, nel 2019 – dice Fefac – si sono impiegati 83 milioni di tonnellate di cereali, 40,8 mil di torte e farine, 20 mil di coprodotti da industria alimentare e di biocarburanti, 5,6 mil di minerali, additivi e vitamine, 2,8 mil di grassi e oli, 2,2 mil di foraggio, 2,1 mil di semi e 7,6 mil di altri materiali, ad esempio gli alimenti non più destinati all’uomo. I cereali rappresentano il 50% degli ingredienti di mangimi e la loro quota, così come quella dei co-prodotti, è rimasta stabile negli ultimi dieci anni mentre è calato di poco, dal 28% al 25% il quantitativo di semi oleosi utilizzati. L’Ue è inoltre quasi autosufficiente per la produzione di cereali (il tasso è del 90%).

Nel 2019 sono stati importati 51 mil di tonnellate di materiali per mangimi, soprattutto farine oleose (23 milioni), farina di soia (17,8 milioni) e cereali (21,3 milioni, di cui principalmente mais: 17,4 milioni). L’Ue dipende soprattutto dalle importazioni per le fonti ad alto contenuto proteico, quelle più utili per soddisfare le esigenze nutrizionali degli animali, in particolare sono co-prodotti di Paesi terzi (farina di soia, farina di semi di lino, ecc).

Distinguendo tra un contenuto di proteine basso (meno del 15%), medio (15-30%), elevato (30-50%) e superiore (> di 50%), solo per quello elevato l’Ue ha una bassa quota di autosufficienza: 29% nella stagione 2018/19. Pertanto, quasi l’80% delle proteine utilizzate sono  prodotte in Ue. I 28 Paesi sono poi quasi autosufficienti anche sulla produzione di cereali (tasso del 90%). 

La produzione di soia è cresciuta del 187%, da quasi 1 mil a quasi 2,7 mil di tonnellate, tra 2009 e 2019. La mangimistica è di gran lunga il principale consumatore di proteine vegetali in Ue, soprattutto farina di soia. Arriva a 12 mil di tonnellate la soia prodotta in modo responsabile secondo i requisiti delle Linee guida per l’approvvigionamento di soia di Fefac, quasi la metà della soia usata nella mangimistica europea, un dato in aumento del 138% rispetto al 2015. In alcuni Paesi (Portogallo, Germania, Italia) si è di poco sotto la soglia del 50%. Sempre sul fronte dell’approvvigionamento sostenibile, Fefac ha stimato in circa 21 milioni di farina di soia equivalente la quantità di prodotto proveniente da aree con un rischio deforestazione trascurabile, un livello in crescita rispetto agli anni precedenti.

In calo il consumo di carne pro-capite: -2 kg

Nel 2019 è continuato il calo del numero di animali allevati. Nei bovini è stato dell’1%; nei suini  del 2%, negli ovini del 5%. Anche la produzione di carne è scesa rispetto al 2018: -0,3%, portandosi a 52,7 mil. Tra i singoli comparti quella avicola è cresciuta dello 0,9% mentre per maiali e manzo e vitello è diminuita rispettivamente dello 0,5% e del 2,2%. 

La Germania si è confermata principale produttore (quota del 17%) seguita da Spagna (14%), Polonia e Francia (11%), Regno Unito e Italia (8%). La Germania è anche primo produttore di carne suina (5,2 mil di t) mentre la Polonia lo è per la carne bianca (2,7 mil) e la Francia per manzo e vitello (1,4 mil). La carne di maiale è, infine, la carne più consumata con 40 kg pro capite. Seguono le carni bianche (28 kg) e manzo e vitello (16 kg). In generale il consumo medio pro-capite è di 91 kg a testa, due kg in meno rispetto all’annata precedente. L’Ue si è dimostrata ancora una volta autosufficiente nella produzione di prodotti di origine animale, soprattutto carne suina e prodotti lattiero caseari.

Foto: Pixabay