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Agroalimentare italiano: tre “I” per la crescita

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L’agroalimentare è un settore d’eccellenza dell’economia italiana ed è tra quelli che ha resistito meglio alla crisi, che risente ancora dell’onda lunga che si protrae dal 2008, ritornando a fare registrare tassi di crescita positiva. Un modello imitato e ammirato nel mondo che coniuga cultura, tradizione e salute e che garantisce un alto riconoscimento alla reputazione nazionale. Un modello che deve essere sostenuto e che necessita di azioni precise per accrescere ancor più le sue potenzialità. Azioni che si possono riassumere come le tre “I” che possono garantire lo sviluppo del settore: Investimenti, Infrastrutture e Innovazione.

Investimenti – L’agroalimentare italiano è una realtà complessa dove alla produzione primaria si affianca il ruolo fondamentale della componente industriale. Una realtà produttiva che vale un fatturato di 137 miliardi di Euro e che è in grado di assicurare alimenti di qualità agli italiani e che esporta eccellenze nel mondo. Una filiera industriale che necessita di investimenti continui, per migliorare i processi, per la sicurezza degli approvvigionamenti, per aumentare la produzione, per garantire standard di sicurezza sempre più elevati, per conquistare un maggiore accesso ai mercati esteri. Gli imprenditori fanno da sempre la loro parte ma è necessario che questi non vengano lasciati soli: serve una efficace semplificazione normativa che permetta di velocizzare le decisioni, di renderle più stabili nel tempo a livello politico, perché gli investimenti in economia si programmano sul medio periodo e non è possibile avere alcun piano di crescita se vi è un continuo cambiamento dello scenario strategico di fondo.
La filiera zootecnica è chiamata a uno sforzo enorme per fare fronte alle norme sempre più stringenti imposte dalle normative comunitarie e nazionali su temi chiave come la sicurezza alimentare, la sostenibilità soprattutto in chiave ambientale, la prevenzione degli sprechi, il benessere animale – e solo per citare i più importanti – che comprimono in modo rilevante le capacità di investimento per le aziende.

Infrastrutture – Questo tessuto industriale così ramificato su tutto il territorio italiano e che, proprio attraverso le produzioni alimentari, ne caratterizza la specificità permettendo il mantenimento della vitalità e delle tradizioni secolari locali, ha però bisogno di infrastrutture moderne e interconnesse tra loro. La logistica è la grande sfida dell’economia del XXI secolo. Le interconnessioni tra le diverse forme di trasporto sono alla base dell’idea di intermodalità, strumento essenziale per gli scambi commerciali e per garantire una maggiore capacità di accesso sui vecchi e nuovi mercati. Strade, ferrovie, porti e aeroporti sono mezzi attraverso i quali si assicura la crescita e si accrescono i contatti. È vitale migliorare le potenzialità di queste direttrici del trasporto, sfruttando ove possibile le opportunità della intermodalità tra i vari sistemi. Bisogna migliorare il sistema autostradale soprattutto agli snodi di contatto con il trasporto marittimo, essenziale per l’economia italiana vista la sua particolare conformazione geografica, al centro dei flussi tra Europa, Oriente e Africa, e con il trasporto ferroviario, vitale per gli scambi intra-europei. Serve un piano che sappia andare incontro alle esigenze di una logistica moderna, efficiente e rispettosa per l’ambiente, non preclusa da infondate posizione ideologiche. La sostenibilità ambientale è un processo che si ottiene migliorando l’esistente, adeguandolo continuamente, allo scopo di innalzare sempre di più il livello di efficienza complessiva dei sistemi di produzione e in generale il benessere che contraddistingue la popolazione italiana.
In particolare nel settore agroalimentare questa esigenza assume un carattere determinante per l’importanza, sotto il profilo sociale e non solo economico che la produzione alimentare riveste per il Paese. Per questo settore è infatti prioritario garantire la certezza degli approvvigionamenti, interni ed esterni, delle materie prime necessarie alla produzione che consentano non solo di soddisfare la domanda alimentare interna ma anche per rafforzare la presenza del made in Italy nel mondo.

Innovazione – La scienza, sin dall’inizio della storia dell’umanità, è stato il vettore del cambiamento e del miglioramento. Il sapere è lo strumento che cambia il mondo. La stessa produzione agricola lo dimostra, essendo la prima grande rivoluzione conoscitiva umana che ne ha consentito l’evoluzione. L’innovazione è una chiave senza la quale non esiste sviluppo e non vi è modo di vincere le sfide del futuro come quelle che derivano dalla crescita demografica, dalla sostenibilità delle produzioni e dalla tutela dell’ambiente. Produrre di più impiegando meno risorse, con gradi di efficienza e sicurezza sempre più elevati per rendere più accessibile a tutti la più importante risorsa che è il cibo. Inevitabile perciò che, soprattutto per un settore strategico come quello alimentare, il tema dell’innovazione rappresenti una scommessa da vincere a tutti i costi, sfruttando ogni opportunità che la scienza può mettere a disposizione del mondo produttivo. A questo proposito un cenno particolare non può non andare a una tra le più importanti scoperte messe a disposizione dalla ricerca scientifica di cui si dibatte in questi ultimi mesi: le New Breeding Techniques. Sono solo l’ultimo esempio di quanto la ricerca possa fare non solo per aiutare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico ma per elevare sempre di più il livello di efficienza nella produzione alimentare e il benessere della popolazione. Purtroppo però sul versante della ricerca applicata all’agroalimentare l’Italia, e l’Europa, si dimostrano miopi, imponendo – come nel caso della transgenesi prima e della cisgenesi oggi – una serie di ostacoli che mortificano i risultati della ricerca scientifica e che pongono limiti ingiustificati al mondo produttivo a scapito di un intero sistema e degli stessi consumatori finali.
L’Italia è stata da sempre all’avanguardia nella ricerca in agricoltura ma l’inversione di tendenza dimostrata in questi ultimi cinque lustri rischia ora di tradursi in una pericolosa riduzione delle potenzialità di produzione di un Paese che ha fatto, e che vorrebbe fare ancor più in futuro, del made in Italy alimentare uno dei principali motori dello sviluppo.

Per questo dobbiamo tornare a sostenere una ricerca propulsiva, pulita e guidata dall’interesse pubblico, per consentire al Sistema Paese di guadagnare la giusta competitività che gli consenta di vincere le sfide future.

Foto: © Giuseppe Porzani – Fotolia

Marcello Veronesi – Presidente Assalzoo