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Agroalimentare, Crea: saldo commerciale diventa positivo nei primi nove mesi del 2020

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Il 2019 è stato un anno particolarmente positivo sul fronte degli scambi commerciali agroalimentari. Il settore ha infatti segnato una netta riduzione del deficit della bilancia commerciale. La tendenza è proseguita nel 2020 con, addirittura, un’inversione di tendenza: nei primi nove mesi del 2020, infatti, il saldo è positivo. Sono alcuni dei dati forniti da Crea nel suo Rapporto sul commercio estero 2019 diffuso con l’Annuario agricolo.

Gen-set 2020: netto calo dell’import 

Nel 2019 le esportazioni sono aumentate del 5,6%, toccando quota 44,42 miliardi di euro. Anche il dato dell’import è in terreno positivo: +1.4%, dopo il calo del 2018, a quota 44,36. Dal momento che negli ultimi anni la crescita delle spedizioni è stata maggiore degli acquisti, il deficit commerciale si è ridotto in maniera considerevole: nel 2015 era -5 miliardi, nel 2011 -9 miliardi mentre nel 2019 è sotto 1 miliardo, quindi prossimo al pareggio di bilancio

Questa tendenza ha registrato una svolta proprio nel 2020. Da gennaio a settembre, per la prima volta dall’inizio della serie storica, il saldo è positivo. È l’effetto di una crescita tendenziale dello 0,8% delle esportazioni a fronte di un calo marcato delle importazioni, -4,4%. Scorporando la serie in base ai trimestri, nei primi tre mesi dell’anno l’export è cresciuto del 6,3%, nel secondo è calato del 4,6% (soprattutto a maggio: -11,4%) ma poi ha recuperato terreno fino a segnare +0,8%, quando l’import è stato in calo del 3,2%..

Nel 2020 pesa la chiusura dell’Horeca

Per quanto riguarda i settori, nel 2019 l’export agroalimentare è stato trainato dai prodotti trasformati e dalle bevande, rispettivamente il 63% e il 21% del totale, entrambi in crescita sul 2015 (erano il 61,6% e il 19,7%). In calo invece la quota dei prodotti agricoli che dal 17,8% del 2015 ha toccato il 15,7%. Sul fronte acquisti, invece oltre il 60% delle importazioni sono prodotti trasformati, il 33% sono prodotti agricoli, oltre il 4% sono bevande. Tutti e tre i segmenti sono maggiori del 2015. 

Nel 2020 sia l’industria alimentare che l’agricoltura fanno segnare un aumento (+1,7% e +0,4%). Tuttavia per i prodotti trasformati pesa molto il dato del primo trimestre mentre il dato del segmento agricolo è in linea con il 2019. In calo di oltre il 4% l’export delle bevande. Per quanto riguarda le importazioni tutti e tre i dati sono preceduti dal segno meno: industria alimentare a -5,8%, settore primario a -1% e bevande a -10,2%. Il calo è stato generalizzato per tutti i prodotti, tuttavia i crostacei e i molluschi sono stati i più penalizzati per via della chiusura dell’Horeca. Carne, prodotti ittici e prodotti lattiero-caseari – che formano quasi il 30% di tutto l’import agroalimentare – sono scesi di una quota compresa tra 7% e 12%. Più contenuto il calo degli acquisti di carne suina: -1,5%.

Sul fronte export, invece, sono cresciute le spedizioni di pasta, conserve di pomodoro e olio (+21,8% +11,8% + 3,2%) mentre sono calate quelle di dolciumi, caffè torrefatto, vini e spumanti. Per Parmigiano Reggiano e Grana Padano, tra le produzioni di qualità certificata più apprezzate all’estero, il calo è stato dell’8,4%. Gli effetti della pandemia, quindi nel secondo trimestre, si sono fatti sentire soprattutto su florovivaismo, carni, prodotti dolciari e vino. 

A livello geografico l’Unione europea si conferma sia il maggior mercato di destinazione che di approvvigionamento dell’Italia. Da gennaio a settembre 2020 il Paese ha fatto registrare un aumento dell’1,1% dei prodotti verso l’Ue mentre per il Nord America l’incremento è stato maggiore, pari a +3,5%. Nel corso dell’anno il buon andamento del primo trimestre è stato compensato da un calo nel secondo, ma con il terzo trimestre c’è stata la ripresa. Negativo invece il rapporto con l’Asia: le esportazioni sono scese del 3,8% a fronte di un +11% nel2019. 

Foto: Pixabay