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Costa (ministero Agricoltura portoghese): un richiamo a tutti i Paesi contro la resistenza

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Contro l’antibiotico-resistenza serve uno sforzo collettivo di tutti gli Stati, non solo europei. Le armi a disposizione sono la regolamentazione, la cooperazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi farmaci, l’uso dei vaccini, la promozione di maggiore consapevolezza del fenomeno, la riduzione dell’incidenza delle infezioni, il rafforzamento della sorveglianza epidemiologica. A ricordarlo è stato Josè Manuel Costa, rappresentante del ministero dell’Agricoltura del Portogallo. Costa ha partecipato all’incontro sul tema organizzato da Fefac e Iaca, l’Associazione portoghese delle industrie di alimenti per animali.

Le dimensioni del fenomeno della resistenza ai farmaci sono globali e hanno implicazioni nel campo della sicurezza alimentare e dell’economia per milioni di persone, oltre che conseguenze nefaste per la salute pubblica. L’approccio virtuoso è rappresentato dal piano One Health, con interventi per un uso responsabile dei farmaci in tutti gli ambiti.

Della questione si sono occupate le principali autorità europee come l’Ecdc, l’Efsa e l’Ema che nel 2017 hanno pubblicato il secondo documento congiunto sul consumo di antimicrobici e sull’antimicrobico-resistenza. È emerso che in 18 Paesi su 28 si consumavano più antimicrobici in ambito umano che in quello veterinario; in due Paesi i consumi erano equivalenti e nei restanti otto era maggiore il consumo nel settore veterinario. Il report delle tre agenzie ha valutato inoltre l’associazione tra, da un lato, il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza nel settore umano e dall’altro la resistenza in ambito veterinario e il consumo di questi farmaci in generale.

È emersa, tra l’altro, un’associazione tra la resistenza alle cefalosporine di terza generazione nell’E.coli invasiva in ambito umano con il consumo di cefalosporine di terza e quarta generazione nell’uomo oppure tra infezione da salmonella e Campylobacter jejuni resistenti ai fluorochinoloni e agli altri chinoloni, sempre nell’uomo, con il consumo di fluorochinoloni ma negli animali

Questi risultati – aggiunge Costa – confermano la necessità di adottare un consumo più prudente di antimicrobici dal momento che il rischio di sviluppare resistenza aumenta se gli antibiotici sono usati per periodi inappropriati, ripetutamente, in dosi subterapeutiche, per medicazioni di massa, non come farmaci ma come promotori di crescita negli animali. Le patologie animali devono essere prima di tutto prevenute, grazie alla biosicurezza e all’adozione di buone pratiche nella gestione degli allevamenti.

 

Foto: Unsplash

Vito Miraglia