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Fao e Wfp: nel 2018 insicurezza alimentare acuta in 53 paesi

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Nel 2018 circa 113 milioni di persone in 53 paesi hanno sperimentato gravi livelli di “insicurezza alimentare acuta”: l’impossibilità di consumare cibo a sufficienza, che mette le persone e i loro mezzi di sostentamento in immediato pericolo. È quanto emerge dal “Rapporto globale sulle crisi alimentari 2019” redatto come ogni anno dal Global network against food crises – formato da partner internazionali che operano nell’ambito degli interventi umanitari e dello sviluppo – e presentato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e dal Programma alimentare mondiale (Wfp) durante il convegno: “Food and agriculture in times of crisis”, che si è svolto dal 2 al 3 aprile a Bruxelles (Belgio).

“L’insicurezza alimentare rimane una sfida globale – ha affermato durante il convegno Neven Mimica, Commissario UE per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo -. Per questo, tra il 2014 e il 2020, la UE avrà fornito oltre 9 miliardi per attività relative alla sicurezza alimentare e nutrizionale e all’agricoltura sostenibile in oltre 60 paesi. Il Rapporto Globale di oggi mette in luce la necessità di rafforzare la cooperazione tra operatori umanitari, dello sviluppo e per la pace in modo da invertire e prevenire le crisi alimentari. Una Rete Globale più forte può contribuire a realizzare sul campo il cambiamento per coloro che ne hanno davvero bisogno”.

“Le crisi alimentari rimangono una sfida globale, che richiede sforzi congiunti da parte nostra – ha aggiunto Christos Stylianides, Commissario UE per gli Aiuti umanitari e la Gestione delle crisi -. L’UE continua a rafforzare il suo impegno umanitario. Negli ultimi tre anni, con quasi due miliardi di contributi, la UE ha allocato il più ampio budget di sempre per l’assistenza alimentare e nutrizionale. Le crisi alimentari stanno diventando più acute e complesse e abbiamo bisogno di metodi innovativi per affrontarle e per evitare che si presentino. Il Rapporto Globale fornisce una base per formulare le prossime fasi della Rete Globale migliorando i nostri meccanismi di coordinamento”.

Il Rapporto evidenzia che nel 2018 circa 113 milioni di persone in 53 paesi hanno sperimentato situazioni di insicurezza alimentare acuta. Si tratta di un numero leggermente inferiore a quello di 124 milioni registrato nel 2017. Tuttavia, negli ultimi tre anni l’ammontare degli individui colpiti dalle crisi alimentari nel mondo è rimasto al di sopra dei 100 milioni e il numero dei paesi coinvolti è aumentato. Per di più, gli autori del Rapporto sottolineano che 143 milioni di persone in altri 42 paesi sono a un passo dalla fame acuta.

Circa due terzi delle persone colpite da fame acuta si trovano in 8 paesi: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen. In 17 paesi la fame acuta è rimasta invariata o è aumentata. Inoltre, nel 2018 condizioni climatiche e disastri naturali hanno portato alla fame almeno 29 milioni di individui – a causa della mancanza di dati 13 paesi, incluso Corea del Nord e Venezuela, non sono stati inclusi nell’analisi.

“Dal Rapporto Globale risulta chiaro che, nonostante il leggero calo rispetto ai valori del 2017, il numero di persone colpite da insicurezza alimentare acuta, la forma più estrema di fame, è ancora troppo alto – ha osservato Graziano da Silva, Direttore Generale della Fao -. Dobbiamo agire su vasta scala lungo la rete ‘interventi umanitari-politiche per lo sviluppo-costruzione della pace’ per costruire la resilienza delle popolazioni colpite e vulnerabili. Per salvare vite, dobbiamo salvare anche i mezzi di sostentamento”.

Gli autori del Rapporto evidenziano la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi nell’opera di prevenzione, preparazione e risposta ai bisogni umanitari urgenti e alle loro cause – che comprendono cambiamenti climatici, shock economici, conflitti e sfollamenti della popolazione. Inoltre, sottolineano l’esigenza di adottare un approccio unificato nell’attuazione delle azioni umanitarie e delle politiche per lo sviluppo in relazione alle crisi alimentari. Infine, chiedono d’investire maggiormente nella mitigazione dei conflitti e nella realizzazione di una pace sostenibile.

“Per sconfiggere veramente la fame, dobbiamo affrontarne le cause alla radice: conflitti, instabilità, l’impatto degli shock climatici – ha concluso David Beasley, Direttore Esecutivo del Wfp -. Per raggiungere l’obiettivo Fame Zero i bambini e le bambine hanno bisogno di essere ben nutriti e di ricevere una buona istruzione, le donne devono essere veramente emancipate, le infrastrutture rurali rafforzate. Programmi che rendano resilienti e più stabili le comunità ridurranno i numeri di affamati. E abbiamo bisogno che i leader del mondo facciano un’altra cosa: si assumano le loro responsabilità e contribuiscano a risolvere questi conflitti, ora”.

Foto: Pixabay

redazione