Il contrasto al fenomeno dell’antibiotico-resistenza vede tra gli attori principali i produttori di mangimi. Fefac, la federazione europea che li riunisce, è in prima linea nel tentativo di prevenire le ulteriori conseguenze che possono derivare dal fenomeno e nella promozione di un uso prudente degli antibiotici negli allevamenti. Fefac è membro di Epruma, la Piattaforma europea per l’uso responsabile dei medicinali negli animali. Dal 2005 l’organizzazione lavora per incrementare il livello di consapevolezza nell’impiego dei farmaci nella medicina veterinaria. Come è stato ricordato anche in occasione dell’ultima Giornata europea degli antibiotici, quest’ultimi dovrebbero essere usati il meno possibile e se necessari. Il sostegno di Epruma è in favore di una maggiore disponibilità di medicinali, vaccini, strumenti diagnostici che possano contribuire a ridurre l’uso di antibiotici, e per l’attuazione di buone pratiche con cui garantire la salute degli animali, come la gestione degli allevamenti, dell’igiene e della buona nutrizione.
Gli sforzi compiuti per un uso più accorto dei farmaci hanno raggiunto buoni risultati come testimonia l’ultimo report dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, nell’ambito del progetto Esvac (European Surveillance of Veterinary antimicrobial consumption). Tra il 2011 e il 2016 la vendita degli antimicrobici veterinari in Europa è diminuita di oltre il 20%, confermando la tendenza al ribasso vista negli ultimi anni. In particolare c’è stato un calo del 40% nelle vendite di polimixine, una classe di antibiotici che include la colistina, un farmaco impiegato per il trattamento di ultima linea delle infezioni batteriche resistenti agli altri antibiotici. Anche le vendite di cefalosporine di terza e quarta generazione (-15,4%) e di chinoloni (-13,6%) si sono ridotte. Questi dati riflettono l’impegno delle istituzioni europee, dei singoli Stati membri, dei veterinari, degli allevatori e di tutti gli altri soggetti del settore zootecnico per un uso avveduto degli antibiotici e per la ricerca di soluzioni al problema dell’antibiotico-resistenza.
Si tratta di un fenomeno di portata mondiale e dalle conseguenze devastanti per la sanità pubblica. Secondo l’Ocse, ad esempio, se non si inverte la rotta, la resistenza causerà 2,4 milioni di decessi fino al 2050. Se i batteri diventano resistenti ai farmaci questi diventano meno efficaci, le patologie più difficili da trattare, si allungano i tempi di degenza e aumentano i rischi di complicanze. Si parla naturalmente non solo di microrganismi patogeni che possono scatenare infezioni nell’uomo ma anche negli animali, ed ecco perché anche i produttori di mangimi sono chiamati in causa. La corretta alimentazione è infatti uno degli strumenti a disposizione con cui proteggere il benessere degli animali e dunque ricorrere il meno possibile agli antibiotici. Al rapporto tra nutrizione e farmaco-resistenza Fefac ha dedicato di recente un workshop a Lisbona in collaborazione con Iaca, l’Associazione portoghese delle industrie di alimenti per animali.
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Vito Miraglia