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Brexit: associazioni del comparto agroalimentare spiegano come affrontare il “no deal”

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L’Unione Europea dovrebbe prepararsi ad affrontare lo scenario di una Brexit senza accordi. Lo affermano Copa Cogeca (la confederazione di tutti gli agricoltori e le cooperative agricole in Europa), Celcaa (l’associazione delle organizzazioni europee che coprono il commercio dei prodotti agroalimentari) e FoodDrinkEurope (il gruppo per lo sviluppo delle aziende europee di alimenti e bevande), che a nome dell’intera filiera agroalimentare dell’UE hanno sottolineato che una Brexit ordinata, che preveda un periodo di transizione, rappresenti l’unico modo per impedire che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea abbia un impatto dannoso sulla catena agroalimentare.

Nel corso di un incontro con Michel Barnier, capo negoziatore dell’UE sulla Brexit, le tre organizzazioni hanno comunicato che le aziende, gli agricoltori e le cooperative agricole degli Stati membri e del Regno Unito sono impegnate nell’attuazione di misure di emergenza, che però “in caso di mancato accordo non potranno prevenire l’interruzione significativa delle forniture. Si sta inoltre rivelando difficile per gli operatori più piccoli prepararsi adeguatamente, poiché dovranno affrontare per la prima volta le procedure di esportazione e non dispongono delle risorse necessarie per farlo”.

A causa di queste difficoltà, Copa Cogeca, Celcaa e FoodDrinkEurope chiedono alle istituzioni europee di prendere in considerazione misure di emergenza unilaterali specifiche per il settore agroalimentare, da adottare tempestivamente nel caso in cui non si raggiunga un accordo. Le tre organizzazioni evidenziano che l’impatto del “no deal” sarà immediato e duro. In una lettera congiunta, i rappresentanti della catena agroalimentare elencano una serie concreta di misure efficaci relative alle dogane, all’etichettatura, alla sicurezza alimentare e ai trasporti che potrebbero attenuare l’impatto del “no deal” sulle imprese fin dal primo giorno.

Nella lettera congiunta Copa Cogeca, Celcaa e FoodDrinkEurope invitano le istituzioni dell’UE a valutare attentamente anche la possibilità d’introdurre degli adeguamenti ai mercati agricoli e di predisporre politiche di sostegno e fondi di emergenza per affrontare rapidamente eventuali imprevisti. Esortano, inoltre, la Commissione “a garantire soluzioni a livello europeo che incoraggino gli Stati membri a coordinarsi e a sostenersi a vicenda per evitare distorsioni nei flussi commerciali. In particolare, in caso di non conformità alle frontiere, la Commissione dovrebbe garantire condizioni di parità per gli operatori nel trattare con i funzionari delle dogane”.

La Federazione dei produttori europei di mangimi composti (Fefac) sottolinea che il comparto agroalimentare potrebbe essere uno dei settori più colpiti dall’uscita del Regno Unito dall’UE, a causa dell’elevata integrazione delle catene di utilizzo e produzione dei prodotti deperibili. Nel 2017, le esportazioni agroalimentari dell’UE-27 nel Regno Unito hanno raggiunto i 41 miliardi di euro, mentre le esportazioni del Regno Unito verso l’UE hanno toccato i 17 miliardi di euro. Inoltre, questo commercio e le imprese che vi sono coinvolte forniscono lavoro a circa 44 milioni di persone in tutta l’UE-28.

Foto: Pixabay

redazione