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Usa, l’agricoltura fa i conti con le tensioni geopolitiche

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Negli Stati Uniti il comparto agricolo dovrà fare i conti con le tensioni geopolitiche. Lo evidenzia il rapporto: “Forces That Will Shape the U.S. Rural Economy in 2019” pubblicato da CoBank, secondo cui, data la sua dipendenza dalle esportazioni, nei prossimi mesi l’agricoltura statunitense dovrà affrontare la concorrenza degli altri Paesi e le continue dispute commerciali tra gli Usa, la Cina e gli altri partner commerciali.

La relazione evidenzia che l’accordo temporaneo raggiunto tra Stati Uniti e Cina ha permesso ai produttori americani di tirare un sospiro di sollievo, ma se dopo marzo non verrà reso definitivo, il settore agricolo statunitense potrebbe risentirne significativamente. “Senza quest’accordo, alla fine del 2019 le esportazioni in Cina rimarranno ben al di sotto dei livelli registrati negli anni scorsi – si legge nel rapporto -. Pertanto, il settore agricolo statunitense s’impegnerà con forza a sviluppare mercati alternativi nel 2019”. Ma gli autori spiegano che anche se il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha predisposto dei piani per costruire relazioni commerciali solide con diversi paesi – tra cui Taiwan, Canada, Colombia, Messico, Regno Unito e Kenya -, riuscire a espandersi su mercati alternativi per ridurre la dipendenza dalla Cina potrebbe rappresentare una sfida. “A causa della guerra commerciale – scrivono gli autori -, nel 2019 il valore delle esportazioni agricole totali degli Usa dovrebbe scendere a 141,5 miliardi di dollari, ossia 1,9 miliardi di dollari in meno rispetto all’anno precedente”.

Il rapporto sottolinea che i produttori di cereali e soia dovranno affrontare la concorrenza dei Paesi del Sud America e della regione del Mar Nero. I produttori di mangimi, che sono tra i principali clienti del comparto cerealicolo statunitense, “continueranno a cercare cereali e semi di soia affidabili, che garantiscano il prezzo più basso e il minimo rischio sul mercato”. Le continue sfide commerciali con la Cina hanno, infatti, creato un’opportunità per i produttori di altre aree del mondo. “Il raccolto record in Brasile, la ripresa della produzione in Argentina e la continua espansione agricola nell’Europa dell’Est riempiranno un mercato già colmo – aggiungono gli autori -. Nel 2019, la quota di mercato degli Stati Uniti si ridurrà per il mais e la soia, e quella per il frumento rimarrà debole. Riconquistare le quote di mercato perse potrebbe richiedere anni”.

I produttori di materie prime per mangimi e di cereali per alimenti continueranno a risentire dell’ingente offerta globale e delle dispute commerciali in corso. Secondo gli autori, si troveranno a dover ridurre i costi di produzione, affrontando costi crescenti. Inoltre, le dispute commerciali stanno contribuendo all’incremento delle spese per i produttori: sono, infatti, in crescita i costi per investire nei macchinari e per lo stoccaggio dei cereali. Alla luce di questi dati, il rapporto conclude che “per stabilizzare l’economia agricola e aumentare le entrate, il settore deve attendere sostanziali progressi nella politica commerciale”.

Foto: © smereka – Fotolia

redazione