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Mais, un contratto di filiera per rilanciare la produzione

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Risollevare il settore maidicolo a beneficio dell’intera filiera agroalimentare. Il mais italiano è una coltura in crisi produttiva che necessita di una strategia di rilancio con la collaborazione di tutti i soggetti della filiera. E uno strumento chiave per alimentare questa rinascita potrebbe essere il contratto di filiera.

Le ragioni della crisi che ha colpito il mais sono diverse. In primo luogo lo sviluppo del settore maidicolo è stato condizionato dall’evoluzione della Pac, la Politica Agricola Comune, che ha a lungo sostenuto la produzione di questo come di altri cereali. Con la riforma Fischler della Pac, che ha introdotto il disaccoppiamento degli aiuti, il mais è stato penalizzato e ha visto ridurre le superfici coltivate. Su questo hanno pesato, inoltre, anche altri fattori come i problemi fitosanitari, su cui la ricerca è impegnata e per cui si intravedono soluzioni efficaci, e l’andamento delle quotazioni, con un mercato ormai caratterizzato dalla volatilità dei prezzi. Queste criticità, unite alla strutturale limitatezza della disponibilità di terra ad uso agricolo, rendono l’Italia scarsamente competitiva in termini di prezzo sui mercati internazionali. Con il decremento degli ettari coltivati a mais è diminuita la produzione della coltura che, più di tutte, rappresenta la materia prima che può consentire al nostro Paese di rispettare le norme per i mangimi destinati alle produzioni zootecniche DOP, dai prosciutti crudi ai formaggi grana, e agli altri circuiti di eccellenza del Made in Italy.

Un comparto con questi vincoli non è in grado di sostenere adeguatamente lo sviluppo delle filiere zootecniche se non si introducono misure efficaci. È necessaria pertanto un’azione strategica con cui raggiungere diversi obiettivi: restare autosufficienti e continuare a essere in grado di esportare, come nel settore avicolo; rafforzare la capacità produttiva ed esportare prodotti ad alto valore aggiunto, come le produzioni DOP nelle filiere lattiero-casearie e suinicole, con cui controbilanciare le importazioni di materie prime di più basso valore unitario; restare almeno parzialmente competitivi su produzioni importanti, come nel caso delle carni bovine.

Al rilancio del settore maidicolo devono contribuire gli attori di tutti i segmenti della filiera: la fase della produzione delle materie prime agricole, l’industria mangimistica e la zootecnia. Tutti questi soggetti dovranno avere poi la possibilità di collaborare sempre più efficacemente con la ricerca scientifica e le istituzioni.

Una leva con cui incentivare il settore può essere il contratto di filiera. Questo strumento può fornire nuova fiducia e prospettive migliori se capace di stimolare gli investimenti e garantire un livello qualitativo idoneo del prodotto, oltre a una premialità e una ragionevole stabilità dei ricavi.
Un contratto di filiera potrebbe essere organizzato su due livelli. Il primo tra Assalzoo, le associazioni degli stoccatori, le organizzazioni dei produttori e quelle degli agricoltori. Questi soggetti definirebbero le regole generali da applicare concretamente nei contratti fra le parti e dunque i parametri qualitativi, le modalità di fissazione del prezzo e del rifornimento, le premialità base, i tempi di pagamento, eventuali norme per verificare il rispetto di queste regole comuni.

Il secondo livello vedrebbe invece coinvolti la singola impresa mangimistica e il singolo fornitore. All’interno del quadro definito nel primo livello, infatti, le singole parti definirebbero l’oggetto della transazione, i quantitativi, il prezzo con le eventuali premialità o penalizzazioni rispetto alle condizioni base, le condizioni della consegna, le eventuali modalità di gestione di casi particolari. I contratti potrebbero poi essere trasmessi anche a un soggetto terzo con il compito di verificare la loro rispondenza al contratto quadro, di raccogliere i dati complessivi sul contrattato e sulla rispondenza dei contratti, l’eventuale comunicazione di problemi e difformità per coinvolgere le parti nella loro soluzione.

Un esempio concreto della collaborazione tra i vari componenti della filiera è stato dato dalla recente adozione del memorandum sul mais italiano da parte di Assalzoo, Assosementi, Confagricoltura, Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia Lombardia, Associazione maiscoltori italiani e Copagri. L’obiettivo è promuovere la salvaguardia, il sostegno e lo sviluppo della produzione di mais italiano, migliorarne la qualità e incrementarne gli standard di sicurezza, favorire il suo utilizzo nelle filiere agro-zootecniche-alimentari. Un primo passo nella direzione auspicata.

Gabriele Canali – professore di Economia e politica agro-alimentare / Università Cattolica Piacenza