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Zootecnia e sviluppo sostenibile nella prospettiva Fao

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La zootecnia può svolgere un ruolo essenziale per lo sviluppo sostenibile e per migliorare la vita di milioni di persone fornendo cibo, energia, lavoro e opportunità economiche. È quanto emerge dal rapporto: “World Livestock: Transforming the livestock sector through the Sustainable Development Goals” pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), secondo cui non bisogna focalizzarsi soltanto su come il settore zootecnico può produrre di più per soddisfare la crescente domanda di prodotti animali e nutrire la popolazione globale in crescita. Anche se questo è un aspetto fondamentale, la Fao ritiene che sarebbe opportuno adottare un approccio più ampio e ambizioso.

Secondo il rapporto, se il comparto zootecnico fosse riorganizzato in modo da poter sostenere più efficacemente l’agenda di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite, sarebbe possibile ottenere una gamma più ampia di benefici, tra cui il miglioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale, l’accesso all’energia, la parità di genere, il miglioramento della gestione ambientale e la diffusione di pace e stabilità.

La Fao evidenzia che la produzione di bestiame impiega almeno 1,3 miliardi di persone in tutto il mondo. Circa 600 milioni delle famiglie più povere del mondo considerano il bestiame una fonte di reddito essenziale. Inoltre, tra il 2000 e il 2014 la produzione mondiale di carne è aumentata del 39%, mentre la produzione di latte del 38%. E si prevede che rispetto al periodo 2015-2017 la produzione globale di carne dovrebbe aumentare del 19% nel 2030, mentre la produzione di latte del 33%. L’Organizzazione sottolinea che la produzione di bestiame rappresenta il 40% della produzione agricola totale nei paesi sviluppati e il 20% della produzione agricola totale nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, il bestiame costituisce un’importante fonte di energia: in India, per esempio, due terzi delle aree coltivate del paese sono sfruttate con energia animale e 14 milioni di carri trainati da animali trasportano fino al 15% del totale delle merci del paese.

La Fao fa notare che negli ultimi quarant’anni l’introduzione della genetica, di avanzati sistemi di alimentazione, di controlli sulla salute degli animali e di altre tecnologie ha permesso ai paesi industrializzati di ridurre il fabbisogno di terra complessivo per il bestiame del 20%, raddoppiando al tempo stesso la produzione di carne. Inoltre, un’adozione più ampia delle migliori pratiche e tecnologie esistenti in materia di alimentazione, salute, allevamento e gestione del letame, potrebbe aiutare il settore zootecnico mondiale a ridurre le proprie emissioni di gas serra addirittura del 30%.

“Il settore zootecnico ha un’importanza di lungo periodo e può svolgere un ruolo chiave nel migliorare la vita di milioni di persone fornendo cibo, lavoro e reddito, resilienza e opportunità economiche – osserva Jose Graziano da Silva, Direttore Generale della Fao -. Prima che tutto questo possa accadere, è necessario però affrontare una serie di interazioni complesse. Per esempio, la concorrenza per la terra per la produzione di foraggio può limitare la disponibilità di risorse per produrre cibo. Inoltre, promuovere una maggiore competitività del settore, attraverso livelli più elevati di concentrazione del mercato potrebbe ostacolare la capacità dei piccoli produttori di parteciparvi. C’è anche un urgente bisogno di fermare l’uso improprio di antimicrobici nell’allevamento del bestiame”.

La Fao precisa che per affrontare queste sfide i paesi dovranno riesaminare i propri settori nazionali e sviluppare politiche adeguate alle circostanze locali, progettate per promuovere una crescita equa. In particolare, dovranno adottare misure capaci di fare in modo che i produttori su piccola scala siano i principali beneficiari della continua crescita del settore.

Foto: © EwaStudio – Fotolia.com

redazione