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Micotossine in mais: campagna 2017

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Il mais è una coltura chiave per il sistema agroalimentare italiano; è elemento portante per l’alimentazione del patrimonio zootecnico, essenziale per quasi tutte le produzioni DOP, simboli del made in Italy alimentare nel mondo. Nonostante ciò, si sta assistendo, da una decina di anni, ad un forte calo produttivo, sia in termini di rese che di superfici coltivate. Tra le cause che hanno provocato questa contrattura, oltre alle quotazioni poco remunerative, gioca un ruolo determinante la contaminazione da micotossine, in particolare aflatossine.

L’aspetto igienico-sanitario della produzione maidicola nazionale, le conoscenze sulla diffusione delle micotossine e su alcune condizioni di criticità che ne favoriscono la comparsa, sono punto focale del progetto triennale RQC – Mais (Rete Qualità Cereali plus – Mais), finanziato dal MiPAAF, che si concluderà a giugno 2018. Nell’ambito di questo progetto opera la rete di monitoraggio mais coordinata dal CREA di Bergamo dal 1999 e che coinvolge i centri di lavorazione e stoccaggio delle regioni italiane vocate alla produzione maidicola (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna).

Durante il 2017, 259 campioni di mais, provenienti da 36 centri di stoccaggio, sono stati raccolti e analizzati con test ELISA, per il loro contenuto in aflatossina B1, fumonisine, deossinivalenolo e zearalenone.
La campagna maidicola del 2017 è stata una campagna difficile, caratterizzata oltre che da un’estate calda e siccitosa, anche da gelate primaverili tardive (Mazzinelli et al., 2018). La prolungata siccità, unita alle temperature elevate, ha messo in forte difficoltà la coltura del mais: le piante, soprattutto nelle aree non irrigue, hanno mostrato evidenti sintomi di stress.
Le suddette condizioni metereologiche hanno creato le condizioni ideali per lo sviluppo di Aspergillus flavus, produttore di aflatossina B1 (AFB1). In effetti, l’11% dei campioni di mais analizzati risulta avere un contenuto in AFB1 superiore a 20 µg/kg, valore di riferimento per il mais destinato a materia prima nei mangimi (Regolamento CE, 2011). Questa percentuale non è bassa ma, rispetto alle catastrofiche previsioni formulate durante l’estate, in termini di sanità, la situazione si è rivelata meno drammatica del previsto. Date le condizioni climatiche della campagna maidicola 2017, ci si aspettava che il contenuto in AFB1, raggiungesse i valori riscontrati in altre annate difficili (18% del 2015, 23% del 2012).

Le micotossine più diffuse nell’areale italiano risultano, anche per il 2017, le fumonisine (FBs): il 37% dei campioni di mais, provenienti dai centri di essiccazione – stoccaggio, ha fatto registrare un contenuto in FBs superiore a 4000 µg/kg. Tale dato risulta essere in media con i valori registrati dal 2011 in poi (Grafico 2). Va sottolineato che tale limite si riferisce al mais ad uso alimentare umano diretto, come previsto da Regolamento UE n. 1126/2007.

Nessuno dei campioni analizzati, relativi alla campagna maidicola 2017, ha valori di DON e ZEA superiori, rispettivamente, a 8000 µg/Kg e 2000 µg/Kg, valori di riferimento per il mais destinato a materia prima per mangimi (Raccomandazione CE, 2006). Tale profilo è simile a quello osservato nel 2016 e nel 2015. Diversamente, durante la campagna 2014, caratterizzata da un’estate fresca e piovosa, il 21% dei campioni aveva un contenuto in DON superiore a 8000 µg/Kg.

Il clima siccitoso che ha caratterizzato il 2017, ha messo il mais a dura prova. Molti sono stati i campanelli d’allarme riguardanti il rischio di accumulo di micotossine (aflatossina B1 in particolare) che sono stati colti positivamente dagli operatori del settore adottando interventi agronomici tempestivi; tutto ciò ha contribuito efficacemente al contenimento della quantità di micotossine. Troviamo quindi conferma che la prevenzione è la via principale per ridurre queste problematiche. Un sistema di valutazione del rischio e di allerta micotossine, l’applicazione di corrette agrotecniche, la messa in atto delle strategie e azioni per il controllo, suggerite dalle linee guida messe a punto dal MiPAAF e dalle Regioni (Reyneri et al, 2015), sono quindi strumenti fondamentali per il rilancio della qualità del mais nazionale.

 

Foto: Pixabay

Sabrina Locatelli, Stefania Mascheroni, Chiara Lanzanova (Crea)