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Ogm in Italia, cronistoria di un rapporto complicato

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Dallo stop agli Ogm del 2013 del governo italiano alla sentenza della Corte di Giustizia Europea dello scorso 13 settembre che segna un punto a favore per i pro-Ogm. Nel mezzo l’approvazione della direttiva comunitaria che consente agli Stati membri di opporsi alla coltivazione di colture geneticamente modificate nel proprio territorio. Un breve resoconto temporale di un tema ancora controverso. 

Luglio 2013 L’allora ministro delle Politiche agricole De Girolamo firma il decreto interministeriale con cui si vieta la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà MON 810 sul territorio italiano. Con la titolare del dicastero di via XX Settembre firmano anche i ministri della Salute e dell’Ambiente Lorenzin e Orlando. Viene sancito il principio di salvaguardia o di precauzione: l’intervento è motivato alla luce di uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e di un approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale. 

Aprile 2014 Il Tar del Lazio respinge il ricorso di Giorgio Fidenato, l’imprenditore agricolo che aveva continuato a coltivare il mais nonostante il divieto del decreto interministeriale. La battaglia di Fidenato va avanti dal 2009, da quando cominciò a seminare il mais “proibito” prodotto da Monsanto, nei suoi terreni della provincia di Pordenone, in Friuli. 

Gennaio 2015 Il nuovo ministro dell’Agricoltura Martina firma con i colleghi Lorenzin e Galletti, neotitolare del ministero dell’Ambiente, una proroga di 18 mesi del decreto ministeriale del luglio 2013. Viene così esteso il divieto di semina di mais geneticamente modificati. 

Febbraio 2015 Dopo il Tar del Lazio arriva anche la pronuncia del Consiglio di Stato che conferma il pronunciamento dei giudici amministrativi di primo grado. Il ricorso di Fidenato è così nuovamente respinto. 

Marzo 2015 Nel semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea viene approvata da Parlamento e Consiglio europeo la direttiva 412/2015 che contiene la nuova normativa sugli Ogm: si consente a ogni Stato di limitare o vietare la coltivazione di ogni tipo di organismo geneticamente modificato autorizzato a livello comunitario sulla base di motivi diversi da quelli esaminati dall’Autorità europea per la Sicurezza alimentare, dall’impatto socio-economico all’ordine pubblico ad esempio. 

Ottobre 2015 Il ministero Martina, di concerto con i ministri Galletti e Lorenzin, invia alla Commissione Europea la richiesta di esclusione dell’intero territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli Ogm autorizzati a livello europeo. La richiesta arriva alla luce della direttiva 412 del 2015 che viene pertanto attuata. 

13 settembre 2017 La Corte di Giustizia Europea dà ragione a Fidenato: si sarebbero potuti vietare gli Ogm solo se ci fosse stata la prova che fossero dannosi per la salute o per l’ambiente. Questa prova però non c’era dal momento che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare non aveva concluso che la coltivazione di mais gm fosse pericolosa. Nonostante ciò il governo italiano aveva deciso di adottare il decreto del 2013. Il principio di salvaguardia o di precauzione non è dunque sufficiente a fermare le coltivazioni di organismi geneticamente modificati. Nel 2015, però, la direttiva europea ha dato maggiore libertà agli Stati di vietare l’impiego di Ogm.

 

Foto: Pixabay

Vito Miraglia