Era il 1822 quando il re Carlo Felice sancì l’istituzione di un’Amministrazione Forestale in difesa dei boschi del territorio del regno piemontese. A quella data si fa risalire ufficialmente la costituzione del Corpo Forestale italiano. Oggi, a quasi due secoli di distanza, l’organizzazione ha cambiato volto ed è stata assorbita nell’Arma dei Carabinieri. Le divise di Carabinieri e Forestali costituiscono adesso una sola “polizia ambientale” in difesa della natura.
Dal Primo gennaio di quest’anno il Corpo Forestale dello Stato come ente autonomo non esiste più. L’assorbimento nell’Arma è stato decretato dalla riforma per la razionalizzazione della pubblica amministrazione. Lo scorso 25 ottobre, a Roma, è stata presentata la nuova struttura: il Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri. Oltre al vecchio Corpo Forestale, ne fanno parte il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e il Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari.
La tutela dell’ambiente e del territorio, la sicurezza nel settore agroalimentare, il perseguimento dei reati contro gli animali fanno capo, dunque, a questa nuova organizzazione. Nel Comando il Corpo Forestale ha portato in dote la sua esperienza secolare e la presenza capillare sul territorio, con 15 Comandi Regione Forestale, 83 comandi di livello provinciale e 789 Stazioni Forestali. A questi si aggiungono 20 Coordinamenti Territoriali Carabinieri per l’Ambiente che vigilano su altrettanti Parchi nazionali statali impiegando 148 Stazioni Parco e 3 distaccamenti, e 28 Uffici Territoriali Carabinieri per la Biodiversità che gestiscono le 130 riserve naturali statali con il contributo del personale di 39 Posti Fissi.
Il contrasto all’abusivismo edilizio nelle aree protette, all’inquinamento, allo smaltimento illecito di sostanze tossiche è invece prerogativa del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente mentre nel settore agroalimentare è attivo il Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari. Negli ultimi anni l’opinione pubblica ha cominciato a familiarizzare con un termine che racchiude l’insieme dei reati contro l’intera filiera della produzione alimentare: agromafie. Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie di Coldiretti, Eurispes, Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, il giro d’affari complessivo associato a questi reati è pari a poco meno di 22 miliardi, con un aumento del 30% rispetto al 2016.
Ed è proprio nella vigilanza dei cicli di produzione, nella repressione delle frodi agroalimentari e nel garantire che i fondi europei non vadano a sostenere interessi illeciti che si concretizza l’impegno di questo comparto. La sua attività ha come scopo la tutela del consumatore e il presidio di un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese.
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Vito Miraglia