Occorre aumentare la produzione della soia in Europa. Lo evidenziano i membri di Fefac (la federazione dei produttori europei di mangimi), Coceral (l’associazione europea dei produttori di cereali, riso, semi oleosi, olio d’oliva e oli) e Fediol (la federazione europea dei produttori di alimenti proteici e di oli vegetali, dei titolari dei frantoi, dei raffinatori e degli imbottigliatori), che dichiarano di fare affidamento sulla produzione europea di semi oleosi, soia e altre colture ricche di olio e proteine.
Secondo il bilancio elaborato dalla Commissione Europea, l’Europa produce già importanti quantità di proteine. Tuttavia, presenta un chiaro deficit di colture ricche di proteine e di materie prime per la realizzazione dei mangimi. Su 31,2 milioni di tonnellate di farine di soia che sono state utilizzate nella stagione 2015/2016 per produrre gli alimenti per animali da parte dei mangimisti europei, solo 1,5 milioni di tonnellate sono state prodotte con la soia coltivata nell’Unione Europea.
Le tre associazioni affermano che oltre a incrementare la produzione di soia, è necessaria anche una maggiore coerenza tra le politiche adottate dalla UE. In particolare, osservano che la proposta della Commissione Europea di far gradualmente sparire i biocarburanti, contenuta nella revisione della “Renewable Energy Directive”, potrebbe determinare la perdita per i produttori europei di mangimi di una fonte preziosa di alimenti ad alto contenuto proteico e di una fonte essenziale di reddito.
Fefac, Fediol e Coceral osservano, poi, che l’idea che aumentare la produzione europea di soia rappresenti un mezzo per ridurre le importazioni del legume e contrastare la deforestazione, sminuisca gli sforzi compiuti dalle associazioni europee e dai loro partner d’oltremare per fornire fonti sostenibili di soia. Evidenziano, pertanto, che la decisione di promuovere la coltivazione della soia in Europa dovrebbe essere accompagnata dal sostegno alle iniziative dirette ad assicurare la sostenibilità e la lotta alla deforestazione nella catena della produzione della soia. Allo stesso modo, precisano che essere un prodotto “geneticamente modificato” o “non-Gm” non costituisce un criterio di sostenibilità, e che la scelta di un prodotto o di un altro dovrebbe essere lasciata al mercato ed essere effettuata in base alla qualità, come avviene attualmente.
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