La gestione sostenibile degli oceani è indispensabile per garantire la sicurezza alimentare globale e il sostentamento di centinaia di milioni di persone. Lo ha affermato José Graziano da Silva, Direttore Generale dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), durante il convegno: “United Nations Ocean Conference”, che si è svolto dal 5 al 9 giugno a New York (Usa), allo scopo di promuovere la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine.
Il Direttore ha evidenziato che il pesce fornisce proteine animali a oltre tre miliardi di persone. Inoltre, il settore della pesca marina offre lavoro a 300 milioni di individui, la maggior parte dei quali è impiegata nei pescherecci di piccole dimensioni, che rappresentano la spina dorsale degli ecosistemi marini e costieri in molti paesi in via di sviluppo. Ma quasi un terzo delle risorse marine vengono sfruttate a livelli biologicamente insostenibili: nel giro di 40 anni l’impiego è aumtato di tre volte. “L’insostenibilità determina molti rischi e comporta un prezzo pesante da pagare – ha osservato da Silva -. Oggi molte attività di pesca in tutto il mondo sono caratterizzate da sforzi eccessivi, bassa produttività e redditività inadeguata”.
Il DG ha evidenziato che la produzione annuale della pesca potrebbe aumentare di circa il 20% – che equivale a un introito maggiore di 32 miliardi di dollari l’anno – se i governi collaborassero per ricostituire la fauna ittica ridotta dalla pesca eccessiva. Per questo motivo, la Fao svolge un ruolo di primo piano nel perseguimento dell’obiettivo di porre fine, entro il 2020, alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Iuu). Questo settore ammonta a circa 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno, pari a un sesto di tutti i pesci catturati in mare, e comporta un fatturato di 23 miliardi di dollari. Inoltre, chi effettua la pesca Iuu ostacola direttamente gli sforzi messi in atto per assicurare che le risorse marine siano utilizzate in maniera sostenibile.
L’entrata in vigore nel 2016 del trattato internazionale “Agreement on Port State Measures (Psma)”, cui hanno aderito 50 membri – compresi Unione Europea e Stati Uniti -, ha permesso di compiere notevoli progressi nella lotta contro la pesca Iuu. Il trattato fornisce, infatti, nuovi poteri ai funzionari portuali che hanno il compito di verificare che ogni nave rispetti tutte le norme che regolano la pesca, inclusi i permessi, il rispetto delle quote e la protezione delle specie a rischio. Per l’attuazione delle misure previste dal Psma, la Fao ha destinato uno stanziamento di 1,5 milioni di dollari, cui presto si affiancherà un ulteriore contributo di 5,4 milioni di dollari promesso dalla Svezia per combattere la pesca illegale.
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