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Cina riduce autorizzazione import di nuove colture Gm

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Rispetto al passato, la Cina ha deciso di autorizzare l’importazione di un numero inferiore di colture geneticamente modificate. Lo riporta l’agenzia di stampa Reuters, sottolineando che secondo l’American industry group, questa decisione potrebbe danneggiare il mercato e ostacolare il lancio di nuovi prodotti a livello globale.

Il Ministero dell’Agricoltura cinese ha confermato che, per il terzo anno consecutivo, è diminuito il numero di autorizzazione concesse per l’importazione di prodotti Gm destinati alla produzione di mangimi. Questa decisione risulterebbe in controtendenza con il passato: la Cina ha sostenuto per anni l’uso delle biotecnologie, come mezzo per proteggere le colture dagli insetti o per aiutarle a resistere agli erbicidi. Ha anche sostenuto l’impiego delle biotecnologie per aumentare l’efficienza del suo settore agricolo, oltre ad aver annunciato di voler introdurre nel mercato nuove varietà di semi Ogm di mais e soia nei prossimi anni.

L’industria americana sarebbe quindi rimasta “estremamente delusa” dal fatto che nel 2016 la Cina ha approvato l’importazione di un solo nuovo prodotto Gm – una nuova varietà di soia della Bayer -, mentre l’autorizzazione era stata richiesta per altri otto prodotti. Inoltre, lo scorso anno nove prodotti attendevano di ricevere l’approvazione per essere testati sui terreni locali, ma anche in questo caso ne è stato autorizzato soltanto uno – un varietà di soia prodotta da Monsanto. Nel frattempo, restano in attesa di accedere al mercato cinese anche diverse nuove varietà di mais e cotone.

Attualmente in Cina il processo di autorizzazione dei nuovi prodotti Gm dura circa sei anni, mentre in altri importanti mercati dura al massimo tre anni. Inoltre, il Governo di Pechino ha ridotto da tre ad “almeno due” il numero delle volte in cui si riunisce il comitato degli esperti incaricati di esaminare le domande di autorizzazione. Nel 2016, le decisioni di approvazione sono state prese una sola volta durante l’intero anno.

 

Foto: Pixabay

red.