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Micotossine in mais: campagna 2016

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La campagna maidicola del 2016 ha seguito un’evoluzione anomala per la coltura del mais. I dati metereologici riportati dalla stazione meteo del CREA di Bergamo indicano che dopo un periodo da giugno ad agosto relativamente fresco e piovoso, nell’intervallo di tempo compreso tra il 20 agosto e il 20 settembre si è verificato un andamento termico eccezionalmente caldo con temperature mediamente superiori di oltre 3°C rispetto al periodo di riferimento. L’anomalo andamento, che ha interessato i vari comprensori maidicoli, ha determinato: anticipo dei fenomeni di senescenza e di maturazione fisiologica, accorciamento del periodo di accumulo con conseguenti cali produttivi rispetto a quanto si prevedeva fino ad inizio agosto e, infine, ha permesso l’instaurarsi di condizioni favorevoli all’accumulo di aflatossine (Mazzinelli et al. 2017).

Attualmente, il CREA di Bergamo coordina e opera nell’ambito del progetto triennale RQC-Mais (Rete Qualità Cereali plus – Mais), finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF). Questo progetto, che si concluderà a dicembre 2017, è nato in risposta alla richiesta da parte del MiPAAF di proporre misure ed azioni per la qualificazione e la valorizzazione della filiera maidicola, in particolare per la sicurezza delle produzioni sotto il profilo igienico-sanitario. Nell’ambito di questo progetto, oltre al CREA di Bergamo, operano i gruppi di ricerca del prof. Amedeo Reyneri (Università di Torino – DISAFA Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) e della prof.ssa Paola Battilani (Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza – Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale).

La valutazione dello stato di contaminazione da micotossine in mais da parte del CREA di Bergamo, è stata possibile anche per la campagna 2016, grazie al coordinamento dell’Osservatorio per la qualità del mais che dal 1999 coinvolge i centri di stoccaggio delle regioni italiane vocate alla produzione maidicola (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna). 320 campioni di mais, provenienti da 44 centri di stoccaggio, sono stati raccolti ed analizzati per il loro contenuto in aflatossina B1, fumonisine, deossinivalenolo (DON) e zearalenone (ZEA).

Le analisi si sono incentrate soprattutto sulla ricerca di aflatossina B1 (AFB1) dato che le suddette condizioni metereologiche hanno creato le condizioni ideali per uno sviluppo di A. flavus, produttore di tale tossina. In effetti, il 12% dei campioni di mais analizzati risultava avere un contenuto in AFB1 superiore a 20 μg/kg, valore di riferimento per il mais destinato a materia prima nei mangimi (Regolamento CE, 2011). Nel 2015 tale soglia era stata superata dal 18% dei campioni mentre nel 2014 dallo 0%.

Le micotossine più diffuse nell’areale italiano risultano, anche per il 2016, le fumonisine (FBs): il 27% dei campioni di mais, provenienti dai centri di essiccazione – stoccaggio, ha fatto registrare un contenuto in FBs superiore a 4000 μg/kg, valore limite per l’utilizzo della granella di mais ad uso alimentare umano diretto. Tale dato risulta essere superiore al valore registrato nel 2015 (27%) ma inferiore a quello del 2014 (54%).

Relativamente alla distribuzione del contenuto in DON (deossinivalenolo o vomitossina), considerando la soglia critica di 1750 μg/kg (valore limite per l’utilizzo della granella di mais ad uso alimentare umano diretto), si è osservato che l’11% dei campioni superava tale indice, percentuale superiore a quella del 2015 (1 %) ma decisamente inferiore a quella del 2014 (49 %).

Lo zearalenone (ZEA) è risultato presente per il 100% dei campioni in quantitativi minimi (0-250 μg/kg), situazione analoga a quella riscontrata nel 2015; nel 2014, anno nel quale le intense e continue precipitazioni primaverili-estive e le temperature miti, avevano determinato un ampio sviluppo di più funghi del genere Fusarium, il 40% dei campioni, aveva un contenuto in ZEA superiore a 350 μg/kg, (valore di riferimento per il mais destinato all’alimentazione umana).

Complessivamente, i dati del monitoraggio confermano che la granella di mais è regolarmente contaminata da fumonisine in quantità variabile a seconda dell’andamento climatico stagionale. In annate particolarmente calde e siccitose, come ad esempio il 2015, si aggiungono le aflatossine, mentre nelle annate molto fresche e piovose, come il 2014, compaiono il DON e lo ZEA. La strategia migliore resta quindi la prevenzione, attuata mediante l’utilizzo di buone pratiche agronomiche e di condizioni ottimali per lo stoccaggio. In questo contesto, rimane comunque fondamentale l’attività di monitoraggio delle produzioni, che consente di verificare il livello di contaminazione nelle diverse annate ed eventualmente rivelare la presenza di nuove micotossine emergenti.

Il rilancio del mais risulta essere strategico per la zootecnia italiana e per la salvaguardia dei prodotti “made in Italy”, pertanto, nell’ambito del progetto RQC-Mais, il CREA di Bergamo sta operando per valorizzare la qualità del mais a livello nazionale, al fine di accrescere la competitività della zootecnia e dell’industria alimentare.

 

Foto: Pixabay

Sabrina Locatelli