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Anche cani e gatti si ammalano di diabete mellito

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Il diabete mellito è una malattia diffusa anche tra i cani e i gatti, che colpisce animali di qualsiasi età, sesso e razza. Secondo gli esperti di Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani) e Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani), in Italia la patologia affligge da 1 soggetto su 500 fino a 1 su 100. Se non viene opportunamente curato, il diabete può avere conseguenze debilitanti: può causare la cecità nei cani e il danneggiamento dei nervi nei gatti.

“Il diabete mellito è una patologia frequente nel cane e nel gatto e per alcuni aspetti è paragonabile a quello dell’uomo – spiega Federico Fracassi, docente presso l’Università di Medicina Veterinaria di Bologna – La carenza di insulina, un ormone prodotto dal pancreas, determina la concentrazione persistente di alti livelli di zucchero nel sangue che può portare a gravi complicazioni, con notevole ricadute sulla qualità e l’aspettativa di vita. Nel cane è molto frequente la cataratta, una progressiva opacizzazione del cristallino che può provocare la cecità. Nel gatto una comune complicazione è, invece, la debolezza degli arti posteriori dovuta a un danneggiamento dei nervi”.

Cosa fare quando l’animale si ammala? Se il diabete viene diagnosticato precocemente, può essere tenuto sotto controllo attraverso la terapia insulinica e un’alimentazione corretta. Queste misure permettono, infatti, al cane o al gatto di condurre un’esistenza normale.

Come riconoscere i sintomi? Quelli più caratteristici sono la sete intensa, l’urinazione abbondante, la perdita di peso, la letargia o la riduzione dell’attività fisica, il pelo rado, secco e opaco. Inoltre, il cane presenta occhi opachi, mentre il gatto smette di auto-pulirsi. “Il proprietario spesso porta dal veterinario l’animale per curare questi sintomi e scopre che sono conseguenze del diabete – osserva Marco Melosi, Presidente Anmvi -. In questa fase siamo già a uno stadio avanzato della patologia, con ripercussioni importanti e complesse. È necessario, dunque, fare attenzione ai primissimi sintomi, saperli riconoscere e affrontarli precocemente per evitare che possano dare origine a gravi complicanze. E non dimentichiamo che cane e gatto sono pazienti che non parlano, perciò gli ‘occhi’ del proprietario sono la loro voce”.

Quali sono le razze più colpite? Alcune razze canine sono più a rischio di altre. Per esempio, le possibilità di ammalarsi sono maggiori tra gli esemplari di Terrier, Schnauzer nano, Beagle, Labrador, Barboncino, Samoiedo e Golden Retriever.

A quale età aumenta il rischio di contrarre il diabete? Nei cani la malattia tende a manifestarsi soprattutto fra i 4 e i 14 anni, anche se il picco di prevalenza è fra i 7 e i 9 anni.

Chi corre più pericoli? Nei cani le femmine, soprattutto se non sterilizzate, corrono un rischio due volte maggiore di contrarre la malattia rispetto ai maschi. Fra i gatti, invece, sono più esposti alla patologia i maschi non sterilizzati e gli esemplari di entrambi i sessi che soffrono di patologie croniche del pancreas e di malattie della tiroide.

Quali sono le cause dell’insorgenza della malattia? Lo sviluppo del diabete mellito può dipendere dalla genetica e dallo stile di vita degli animali: l’obesità e un insufficiente esercizio fisico ne aumentano il rischio. Per prevenirlo, è quindi essenziale far seguire all’animale una corretta alimentazione e stimolarlo a fare movimento.

L’importanza della diagnosi precoce. Per fare in modo che il proprio animale goda sempre di buona salute, occorre sottoporlo ai regolari controlli, prestare attenzione alla presenza di eventuali sintomi e, in caso di dubbio, recarsi subito dal veterinario. “La presenza di fattori di rischio deve incentivare il proprietario a sottoporre il proprio animale a controlli periodici – dichiara Carla Bernasconi, Vice-presidente di Fnovi -. La valutazione iniziale può essere semplicemente l’analisi delle urine per ricercare la presenza di zucchero. Nei casi con risultati positivi o dubbi, il medico veterinario procederà con la diagnosi per valutare i livelli di zucchero nel sangue. Si tratta di procedure semplici e sicure per l’animale. Desidero sottolineare che individuando la patologia precocemente e intervenendo con una tempestiva terapia insulinica, possiamo garantire al nostro animale un’elevata qualità di vita. La terapia farmacologica è di pari importanza alla dieta e all’attività fisica, che sono alla base anche della prevenzione”.

 

Foto: Pixabay

Nadia Comerci