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Biocarburanti, disponibile database riguardante oltre 40 mila colture

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Un database delle colture utilizzate per produrre biocarburanti potrebbe aumentare la redditività dei produttori, ma anche aumentare le conoscenze scientifiche necessarie per proteggere l’ambiente e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Lo evidenzia uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology Bioenergy dagli scienziati dell’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign (Usa), coordinati da Stephen Long, che afferma: “Per capire le tendenze e le variazioni del rendimento delle principali colture alimentari sono disponibili in tutto il paese diverse banche dati, in particolare quelle fornite dal Servizio statistica del Dipartimento statunitense dell’Agricoltura (Usda). Ma non c’era nessun database capace di fornire informazioni sulle colture destinate alla produzione di biocarburanti, soprattutto su quelle che non hanno valore alimentare, come Miscanthus, panico verga, salici, etc.”.

Per colmare questa lacuna, i ricercatori dell’Energy Biosciences Institute del Carl R. Woese Institute for Genomic Biology dell’ateneo statunitense hanno realizzato BETYdb, una banca dati delle colture destinate alla produzione di bioenergia. L’obiettivo di questo lavoro non è soltanto raccogliere informazioni, ma anche renderle disponibili e utilizzabili da tutte le persone interessate. “Oltre ad essere caratterizzato da un’interfaccia semplice da usare, il database supporta la raccolta automatizzata dei dati e consente l’analisi dei cosiddetti ‘big data’ – spiega David LeBauer, primo autore dello studio -. Oggi il database BETYdb contiene oltre 40 mila informazioni ad accesso libero. Rendendole disponibili a tutti, speriamo che i ricercatori possano identificare nuove soluzioni e buone pratiche per la produzione di biomassa a scopi energetici. Abbiamo utilizzato questi dati non solo per riassumere ciò che è stato osservato durante le prove sul campo, ma anche per individuare nuove colture e stimarne la produttività in ambienti diversi”.

Per dimostrare il valore della banca dati, i ricercatori hanno utilizzato BETYdb per stabilire in via definitiva quale pianta fosse più redditizia tra Miscanthus, che cresce in Europa, e panico verga, che è diffusa nelle praterie del Nord America. Al termine dell’analisi, hanno scoperto che il Miscanthus è 2,4 volte più produttivo del panico verga, sotto diversi aspetti ambientali e di gestione – come tassi di fertilizzazione, temperature e densità delle piantagioni.

“Oltre un decennio di studi suggerisce che indipendentemente dalla temperatura, dall’acqua o da altri fattori, il Miscanthus, che veniva coltivato solo in Europa, sarebbe da preferire di oltre due volte al panico verga, anche per le colture del Nord America – osserva Long -. Questi risultati erano però il frutto di dati limitati e non prendevano in considerazione i miglioramenti ottenuti nella coltivazione del panico verga. Ora che il Miscanthus è coltivato anche nel Nord America, insieme a molte varietà migliorate di panico verga, ci siamo chiesti se ci fosse ancora una notevole differenza tra le due colture. E risulta che esista tuttora”.

 

Foto: Pixabay

Nadia Comerci