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TTIP: un treno che forse non partirà mai

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Tra gli accordi commerciali che l’Unione Europea sta cercando di portare avanti vi è quello denominato TTIP, il “Transatlantic Trade and Investment Partnership”, che dovrebbe fissare le regole per lo scambio di prodotti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti e che avrebbe riflessi importanti soprattutto sul settore agroalimentare.

Sull’importanza che potrebbe avere l’accordo di libero scambio tra UE e USA parlano chiaro i numeri: 87 Stati coinvolti (50 stati degli Stati Uniti d’America e 27 dell’Unione Europea); circa 800 milioni di cittadini; la somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondiale (dati del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2013). Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.

Tuttavia le trattative sembrano arrivate su un binario morto e l’approvazione definitiva del trattato di libero scambio appare ormai sempre più lontana, nonostante la Commissione Europea abbia chiaramente dichiarato di avere ricevuto un mandato unanime da tutti gli Stati Membri e che pertanto intende proseguire nel negoziato. In proposito infatti la portavoce della commissione europea Margaritis Schinas ha ricordato che i negoziati sono attualmente “in una fase cruciale” e l’obiettivo resta quello di “concludere l’accordo entro la fine dell’anno”, fermo restando che, “come ha detto il presidente Juncker, l’unione europea non intende sacrificare” nessuno dei suoi standard “sull’altare del libero commercio” e che gli stati membri saranno liberi di accettare o respingere il trattato negoziato dalla Commissione UE.

Ciò nonostante sugli esito del negoziato pesano in modo grave le dichiarazioni recentemente diffuse sia dal Ministro dell’Economia tedesco Sigmar Gabriel, sia quelle Viceministro francese del Commercio Estero Matthias Felk.

Il Ministro dell’Economia Tedesco ha definito il negoziato tra UE e USA per il TTIP “di fatto” fallito. Secondo Gabriel, infatti, nessuno dei capitoli più importanti del negoziato ha fatto registrare passi avanti soddisfacenti e in generale i termini del TTIP appaiono molto piu’ sfavorevoli per l’UE di quelli previsti dall’accordo di libero scambio tra l’Europa e il Canada (IL Ceta che sembra invece avviarsi a una conclusione).

Il Viceministro francese del Commercio Estero Matthias Felk ritiene invece che sul TTIP non c’e’ più il sostegno politico della Francia, tenuto conto che l’andamento dei negoziati non appare equilibrato e che pertanto si rende necessaria una “battuta d’arresto definitiva … per poi ripartire”.

Diversa la posizione dell’Italia che, attraverso il Ministro delle Attività Produttive Carlo Calenda, evidenzia che pur non potendosi negoziare aspetti come il principio di precauzione, i servizi pubblici e i diritti del lavoro e pur non potendosi concludere senza la tutela delle indicazioni geografiche, il TTIP è nel complesso positivo. Inoltre la Commissione Europea sta negoziando sulla base di un mandato conferito all’unanimità dagli stati membri e pertanto il Consiglio e il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali saranno chiamati, successivamente, ad approvarne gli esiti.
Ad oggi tuttavia che la trattativa sembra avere imboccato un binario morto appare evidente.

Occorrerà però fare attenzione, perché il negoziato TTIP è un importante banco di prova per l’UE. L’eventuale interruzione delle trattative, soprattutto se dettata dalle pressioni politiche di alcuni Stati non sarebbero di certo di aiuto a ristabilire l’immagine dell’UE e contribuirebbe – specie dopo il duro colpo della Brexit – ad un ulteriore indebolimento delle istituzioni europee, sottoposte al “fuoco amico” costante che proviene dalle dichiarazioni ad uso interno di singoli stati.

Siamo in una fase cruciale in cui l’Unione Europea ha, al contrario, la necessità del massimo e convinto supporto di tutti per raggiungere quel risultato ambizioso, e di importanza strategica, che i governi europei giustamente pretendono.

Ma l’esigenza di portare avanti un negoziato di per sé complesso come il TTIP rappresenta anche l’occasione per dimostrare la capacità delle Istituzioni europee di sapere governare opportunità e rischi che la globalizzazione presenta per l’UE, anzichè di subirne passivamente gli effetti lasciando, oltretutto, che siano altri a scrivere le regole che disciplineranno in futuro il commercio mondiale.

Per l’UE e soprattutto per il nostro Paese il TTIP potrebbe rappresentare un’opportunità, se saremo capaci di mantenere il dialogo affinchè vengano stabilite regole certe con uno dei nostri principali partner commerciali. Non va infatti dimenticato che proprio l’Italia importa commodity , utilizzate e trasformate in prodotti ad alto valore aggiunto, che poi vengono riesportati e che mai come oggi sono richiesti dal mercato USA. Abbandonare il negoziato significa perdere oggi l’occasione per affermare i nostri standard qualitativi e soprattutto di avere una base per tutelare la proprietà intellettuale dei nostri prodotti e dei nostri marchi, ivi compresa l’opportunità di poter proteggere prodotti di eccellenza e indicazioni geografiche, cercando di arginare il dilagare di fenomeni come l’italian sounding che nei soli Stati Uniti si stima valga circa 25 miliardi di euro e che, senza alcuna regola, oggi sta sottraendo opportunità di sbocco su quel mercato alle imprese italiane.

Che l’accordo debba essere discusso e che debbano essere posti dei limiti su aspetti sensibili per il nostro sistema agroalimentare non vi sono dubbi, ma anche se al momento un accordo sembra molto distante sarebbe in ogni caso davvero difficile trovare una ragione che giustifichi l’interruzione delle trattative, dopo appena due anni e mezzo di negoziato, con il nostro principale partner economico e politico. Ma se ciò dovesse accadere l’Europa rischierebbe di mettere una seria ipoteca sulla sua credibilità nel condurre qualsivoglia negoziato commerciale.

 

Foto: Pixabay

Giulio Gavino Usai