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I consumi alimentari non sono influenzati dalla globalizzazione

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L’impatto della globalizzazione sull’alimentazione umana è minore del previsto. Le persone tendono ancora a consumare soprattutto i cibi prodotti nel territorio in cui risiedono. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista PLoS ONE da un team di ricercatori americani diretto da Erik J. Nelson del Bowdoin College di Brunswick (Usa).

Secondo gli autori, anche se oggi le persone potrebbero mangiare qualsiasi cosa, finiscono per consumare gli alimenti prodotti nel territorio nazionale. Sembra, quindi, che i consumi alimentari non siano stati influenzati dal processo di globalizzazione, che ha invece modificato profondamente altri settori. Per esempio, il comparto manifatturiero e quello dei servizi sono stati trasformati dalla dimensione internazionale degli scambi commerciali: gli studiosi osservano che oggi i paesi concentrano la produzione su ciò che sanno fare meglio e comprano il resto dall’estero. Tuttavia, questa dinamica viene meno quando si tratta di produzione e consumo di cibo. “Non abbiamo rilevato un aumento della specializzazione nel settore dell’agricoltura – osserva il dottor Nelson -, come invece avviene in altri comparti economici, come nel manifatturiero, nel finanziario e nel tecnologico”.

Secondo i ricercatori, l’impatto della globalizzazione è meno influente per il comparto agro-alimentare perché entrano in gioco diversi fattori. Innanzitutto la tradizione nazionale, che induce gli abitanti di uno stato a consumare il cibo locale. Hanno un peso rilevante anche le politiche di sovvenzione governative, che spesso disincentivano la specializzazione nella produzione agricola. Infine, gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo sono spesso penalizzati dalla mancanza di capitali e di mezzi per trasportare i loro prodotti fuori del territorio nazionale.

Gli studiosi evidenziano che la mancanza di specializzazione potrebbe però avere implicazioni negative per l’approvvigionamento alimentare globale. Anche se l’eccessiva produzione degli stessi alimenti può proteggere dalle perdite del raccolto causate da condizioni climatiche avverse e dai parassiti, a loro avviso rappresenta comunque una fonte d’inefficienza. Potrebbe, quindi, diventare un problema alla luce del costante aumento della popolazione globale e della necessità di assicurare la sicurezza alimentare in tutto il mondo. “Il settore agricolo – conclude Nelson – deve diventare più efficiente se vuole soddisfare la domanda della popolazione”.

 

Foto: © JPchret – Fotolia.com

n.c.