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Mais: preoccupa la riduzione delle importazioni da parte della Cina

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La minore richiesta di importazioni di mais da parte della Cina preoccupa i produttori. Lo stato asiatico ha, infatti, deciso di ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri e di riequilibrare il prezzo del cereale sul mercato interno. Lo riferisce l’agenzia giornalistica Reuters, che ha intervistato l’economista Fred Gale, impiegato presso il Dipartimento statunitense dell’Agricoltura.

L’esperto spiega che lo scorso anno la Cina ha importato, dagli Stati Uniti e da altri paesi, circa 40 milioni di tonnellate di prodotti sostitutivi per il mais, compreso il sorgo, i Ddgs (distillatori secchi grani con solubili) e l’orzo. In alcuni casi il prezzo del mais in Cina era pari al doppio di quello importato. Ma sembra che la situazione stia per cambiare. La nuova politica cinese prevede una riduzione dell’acquisto dall’estero delle materie prime per la realizzazione dei mangimi. Inoltre, è in atto uno sforzo volto a ridimensionare i prezzi nazionali del mais, in modo da portarli in linea con quelli praticati all’estero.

La Cina ha immagazzinato circa 250 milioni di tonnellate di mais, più di quanto ne potrebbe consumare in un anno. Secondo l’economista la vendite delle scorte rappresenterà un duro colpo per i mercati globali, che sono già alle prese con forniture record che determinano la riduzione dei prezzi. Il lancio delle scorte cinesi sul mercato rappresenta quindi, secondo Gale, “uno dei principali fattori responsabili delle prospettive al ribasso dei mercati dei cereali destinati alla produzione di mangimi”.

Tuttavia, secondo alcuni analisti, la Cina potrebbe essere costretta a importare il cereale se la qualità delle scorte dovesse rivelarsi scarsa. Oppure se i prezzi nazionali dovessero restare troppo elevati. O ancora, la domanda d’importazione potrebbe crescere una volta terminate le riserve, perché lo stato asiatico continua a fare un grande uso del granoturco.

 

Foto: Pixabay

redazione