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Lieve ripresa dei consumi alimentari, ma la spesa per le carni resta bassa

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carne avicola

Nel 2015 i consumi alimentari delle famiglie italiane hanno ricominciato timidamente a crescere. Lo comunica l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), sottolineando che dopo due anni di contrazione della spesa destinata all’alimentazione, il 2015 si è chiuso con segno positivo.

Rispetto al 2014, le rilevazioni Ismea-Nielsen hanno registrato, fino a novembre, una ripresa dei consumi alimentari domestici dello 0,4%. Includendo il mese di dicembre, questo valore potrebbe risultare ancora più alto, grazie allo sprint delle vendite del periodo natalizio che, nel 2015, sarebbero state più vivaci dell’anno precedente.

L’analisi per comparto evidenzia tendenze diverse e contrapposte tra i prodotti confezionati a peso fisso (provvisti di codice Ean) e quelli a peso variabile. L’acquisto dei primi appare in netta crescita rispetto al 2014 (+2,2%), grazie soprattutto al contribuito di bevande e olii. L’acqua è, infatti, aumentata del 9%, la birra del 6% e gli oli d’oliva del 19%.

La spesa complessiva dei prodotti a peso variabile, essenzialmente freschi, ha invece accusato una flessione del 2,8%. Le merci più colpite sono state la carne (-5,8%) e i prodotti lattiero-caseari (-3,4%). Al contrario, sono aumentati i consumi dei prodotti ittici (4,8%), di ortaggi (2,5%) e frutta (4,7%). Secondo l’Ismea, questa situazione riflette la crescita della consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere. Sono, infatti, aumentati gli acquisti di frutta, verdura e pesce, mentre l’allarme lanciato dall’Oms ha contribuito alla riduzione dell’acquisto di carni fresche (specie suine) e salumi.

La contrazione delle carni avicole e bovine risulta in calo, mentre il bilancio delle carni suine continua ad aggravarsi: la flessione della spesa è pari al 9%. Oltre all’impatto mediatico dell’allarme Oms, il settore dei suini risente anche di un eccesso produttivo a livello comunitario, che ha portato a una limatura generalizzata dei prezzi. Tra i salumi, resistono solo i prosciutti (crudi e cotti), mentre gli insaccati registrano cedimenti importanti: il consumo di salami scende del 4,5%, mentre quello dei wurstel del 7,3%. Di conseguenza, il bilancio complessivo del segmento registra una perdita dello 0,6%.

 

Foto: Pixabay

redazione