Il settore agroalimentare svolge un ruolo importante nell’economia italiana. Quali sono le azioni principali, in un’ottica di legislatura, da compiere a livello di mercato interno per migliorare la capacità produttiva e la competitività commerciale?
Le azioni principali riguarderanno la garanzia di un prezzo equo per i prodotti primari. La forbice dal produttore al consumatore è troppo elevata dato l’eccessivo numero di intermediari nella filiera. Il potere contrattuale del produttore nei confronti della GDA deve aumentare tramite la promozione dell’aggregazione, l’incentivazione di contratti di filiera e la repressione di meccanismi distorsivi come le aste a doppio ribasso. Occorre inoltre dare effettiva attuazione alla legge anti caporalato non solo dal punto di vista repressivo ma nella creazione delle infrastrutture che consentano l’incontro tra i lavoratori e le aziende tramite meccanismi virtuosi.
Il fenomeno delle agromafie lo affronteremo anche con la proposta del disegno di legge costruito dalla commissione Caselli.
Gran parte della politica agricola e alimentare si svolge a livello comunitario. Quali sono le linee lungo le quali l’Italia agirà per difendere le proprie specificità agroalimentari e per promuovere le produzioni nazionali?
A livello europeo occorre agire sulla legislazione che riguarda l’etichettatura per fare in modo che sia chiaramente indicata l’origine della materia prima prevalente. Occorre rivedere anche le politiche di cooperazione e i trattati di libero scambio per calibrarli sulla equivalenza dei diritti dei lavoratori e delle norme ambientali evitando il dumping. Si dovranno fermare i grandi trattati di libero scambio come il CETA che avrebbero effetti devastanti sull’agroalimentre italiano.
L’export del Made in Italy alimentare è cresciuto molto in questi anni. Quali sono le strategie per continuare la crescita e le azioni da mettere in atto per conquistare nuovi mercati?
Fondamentale combatere l’italian sounding e adattare l’offerta alle esigenze del Paese importatore. Per i mercati USA particolare rilevanza potrà avere la creazione di un marchio distintivo della dieta italiana come leader della dieta mediterranea mettendo in evidenza il carattere salutistico dei prodotti Made in Italy. Anche in questo caso norme coerenti per l’etichettatura sono fondamentali.
Ricerca, innovazione e sostenibilità: come si rapporta il Movimento rispetto al progresso scientifico da applicare in ambito agricolo per garantire maggiore produttività e riduzione degli sprechi?
La ricerca da potenziare deve essere calibrata sulle caratteristiche del territorio nazionale: qualità e sostenibilità. Agricoltura di precisione, rivalutazione delle sementi antiche, agricoltura multifunzionale e gestione virtuosa delle risorse idriche. Siamo invece molto perplessi sugli investimenti nelle nuove biotecnologie come soluzione per il miglioramento genetico soprattutto per problemi di proprietà intellettuale. Un agroalimentare biodiverso come il nostro si dovrebbe concentrare sul recupero delle eccellenze locali.
Un’ultima domanda sulla zootecnia. Quali sono le azioni da intraprendere per garantire una crescita di lungo periodo a un settore chiave delle filiera, spesso sottoposto ad attacchi mediatici?
Occorre innanzi tutto tutelare la biodiversità zootecnica ottimizzando il processo di raccolta ed informazione e monitoraggio, assicurando lo scambio di informazioni tra le banche dati genetiche esistenti e la fruibilità di informazioni, prevedere risorse per la selezione e la conservazione delle razze autoctone, eliminare i conflitti di interessi tra l’AIA (Associazione Italiana Allevatori) e gli altri centri privati che operano nel settore del miglioramento genetico delle razze. Solo così si potrà potenziare il ruolo dell’Associazione Italiana degli Allevatori per il perseguimento dell’obiettivo di salvaguardare l’allevamento in Italia nel segno della distintività. Puntiamo alla promozione degli allevamenti estensivi sostenibili e a un consumo salutare di carne di qualità. Vogliamo poi mettere a punto un piano proteico nazionale che prevede l’investimento nella ricerca di coltivazione di varietà leguminose autoctone e recupero di terreni marginali con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla soia per i mangimi.
Vito Miraglia