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Cina, in 45 anni quadruplicato il consumo di carne

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Rispetto al 1971, il consumo di carne in Cina è aumentato di quattro volte. È quanto emerge da un rapporto pubblicato dalla società internazionale PriceWaterhouseCoopers, che ha valutato il modo in cui la variazione del regime alimentare dei cinesi sta influenzando l’agricoltura interna e mondiale.

Dal documento emerge che nel giro di quasi 45 anni la dieta della popolazione cinese è profondamente cambiata. Nel 1971 il consumo pro capite di cibo in Cina era, in media, di 1.863 calorie, mentre nel Regno Unito raggiungeva le 3.025 calorie. Nel 2011, invece, i cinesi assumevano circa 3.074 calorie a testa, rispetto alle 3.414 dei cittadini britannici. Il cambiamento più evidente si è osservato, però, nel consumo di carne, che dai primi anni ’70 è letteralmente quadruplicato.

Secondo il rapporto, questo fenomeno ha numerose implicazioni per i produttori agricoli di tutto il mondo. La produzione cinese, infatti, non è in grado di soddisfare il fabbisogno di cibo dell’intera popolazione. Il Paese, pertanto, è costretto a importare diversi alimenti dall’estero, in particolare soia e mais. Il mercato interno, invece, sembra essere sempre più orientato verso la produzione di carne, frutta e verdura.

Il documento individua anche i principali ostacoli che l’agricoltura cinese deve affrontare. Si tratta, in particolare, della riduzione dei terreni agricoli, dell’impiego eccessivo di fertilizzanti e di sostanze chimiche, dell’esaurimento di alcune falde acquifere, della presenza di bacini idrici inquinati e delle dispute sui diritti terrieri. Di conseguenza, il terreno risulta favorevole per le aziende specializzate nella cartografia digitale, nelle analisi del suolo, nell’agricoltura di precisione e nella gestione dei rifiuti.

Nadia Comerci