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Animali domestici, come proteggerli dalle insidie del caldo

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Durante li periodo con grande caldo, il pericolo che cani e gatti si ammalino è maggiore. In particolare, le temperature elevate espongono gli animali domestici allo sviluppo di tre disturbi: filariosi cardiopolmonare, leishmaniosi e colpo di calore. A sostenerlo è l’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Milano, che ha elencato una serie di misure in grado di proteggere i nostri amici a quattro zampe dalle insidie estive.

 

Filariosi cardiopolmonare

È considerata una patologia cardiaca cronica, che colpisce principalmente i cani. È causata da un verme nematode (Dirofilaria immitis), le cui larve vengono trasmesse all’animale dalla puntura di zanzare infette. Al termine del loro ciclo di sviluppo – circa 6 mesi dopo la trasmissione -, i parassiti raggiungono il cuore e i vasi polmonari della bestiola. Qui si annidano, fino a diventare adulti, e iniziano a riprodursi.

Sintomi – Possono comparire anche molto tempo dopo l’infestazione, quando l’organismo reagisce contro i parassiti e si manifesta un’insufficienza cardiaca più o meno grave. Il cane tende a tossire, appare stanco e affannato, anche dopo aver compiuto sforzi modesti. Con il passare del tempo, diventa sempre più inappetente e depresso. Successivamente, il danno cardiocircolatorio si aggrava e la malattia si ripercuote negativamente su tutto l’organismo, provocando difficoltà respiratorie, accumulo di liquido a livello addominale e problemi neurologici. Se la Filariosi cardiopolmonare non viene riconosciuta e curata, può portare alla morte.

Trattamento – La terapia prevede l’adozione di misure farmacologiche, basate sullo stadio della malattia e sullo stato di salute generale dell’animale. Per accertarli, occorre sottoporre l’animale a indagini diagnostiche, visite cardiologiche, radiografie del torace ed esami ecocardiografici.

Prevenzione – Il medico veterinario indica, a seconda delle condizioni del cane, una terapia preventiva che può essere somministrata attraverso le seguenti modalità: prodotto iniettabile in una sola somministrazione annuale (solo per cani adulti); compresse o tavolette con somministrazione mensile (da aprile ad ottobre, quando sono presenti le zanzare) e a base di farmaci, che agiscono eliminando le larve inoculate dalle zanzare nei 30-40 giorni antecedenti il trattamento, intervenendo prima che esse inizino la loro migrazione verso il cuore; prodotti ad uso topico da applicare sulla cute.

 

Leishmaniosi

È una malattia parassitaria a lento decorso cronico, difficile da curare. È trasmessa dai pappataci o flebotomi, insetti simili a piccole zanzare, presenti in alcune zone italiane. Tradizionalmente questi parassiti vivono lungo le aree della costa tirrenica, ionica e adriatica del centro-sud Italia, in Sicilia, in Sardegna e sull’isola d’Elba. Nell’ultimo decennio, tuttavia, le mutate condizioni climatico-ambientali hanno determinato una diffusione della leishmaniosi anche in altre zone, come le regioni costiere e collinari del medio versante adriatico (Marche ed Emilia Romagna) e molte aree collinari prealpine e preappenniniche delle regioni del Nord Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli).

Dopo essere stato punto, il cane diventa portatore del parassita e può contaminare sia gli altri cani, sia l’uomo. Il periodo d’incubazione è molto variabile: può durare anche vari anni. La puntura del flebotomo non causa sempre la malattia, ma solo in una certa percentuale di ospiti. La variabilità di risposta all’infezione dipende principalmente dalle difese immunitarie del cane. Negli esemplari più fragili il parassita si diffonde all’interno del corpo, raggiungendo i linfonodi, il midollo osseo e la milza (oltre che la cute).

Fattori predisponenti – Esistono predisposizioni di razza legate a fattori genetici, come per i boxer. Altre razze, come il Cirneco di Ibiza, sono resistenti o immuni. In generqale, gli esemplari anziani sono spesso soggetti immuno-depressi e, quindi, corrono un maggior pericolo di sviluppare la malattia. Infine, incide molto anche lo stile di vita dell’animale.

Sintomi – Lesioni cutanee, anoressia e/o perdita di peso, linfoadenopatia locale o generalizzata, splenomegalia, lesioni oculari, epistassi, zoppia, anemia, insufficienza renale e diarrea.

Terapia – Negli ultimi anni i periodi di trattamento si sono prolungati in seguito alla resistenza del parassita contro i farmaci più comunemente utilizzati. Pertanto, per impedire che i pappataci divengano immuni alle terapie, sarebbe opportuno utilizzare medicinali diversificati.

Prevenzione – Per evitare che l’animale contragga questa malattia, è consigliabile osservare i seguenti accorgimenti: limitare le passeggiate serali; far dormire l’animale in casa durante le ore notturne, applicando zanzariere a maglie fitte alle finestre; fare uso di prodotti repellenti specifici, espressamente progettati e indicati per proteggere dalla puntura dei flebotomi; rivolgersi sempre a un medico veterinario per avere consigli sulla scelta dei presidi migliori; far controllare regolarmente il cane per verificare che non sia stato infettato.

 

Colpo di calore

L’ipertermia o colpo di calore è l’aumento della temperatura corporea causato da condizioni ambientali. Cani e gatti non sudano, per cui si difendono dal calore ambientale eccessivo cercando un luogo fresco o, se sono impossibilitati a farlo, ansimando per favorire lo scambio di calore attraverso l’evaporazione. Se questo metodo non è sufficiente, la temperatura corporea inizia a salire e l’incapacità di sudare mette gli animali in una condizione molto pericolosa: la temperatura corporea normale del cane e del gatto è di 38,5-39°C. Ogni volta che supera i 40,5°C ci si trova di fronte a una vera emergenza.

Situazioni e fattori predisponenti – La possibilità di sviluppare il disturbo aumenta nei seguenti casi: calore e umidità eccessivi in assenza di ombra; mancanza di un accesso all’acqua fresca; museruole che impediscono di ansimare e tirare fuori la lingua; esercizio fisico intenso con temperature ambientali elevate; chiusura dell’animale in automobile di giorno, anche a temperature relativamente fresche o con i finestrini leggermente abbassati; obesità; età avanzata; malattie cardiache o delle vie aeree. Infine, sono particolarmente predisposte le razze “brachicefale” (i cani caratterizzati dal muso corto e schiacciato, come il Pechinese, il Carlino e il Bozer): a causa della conformazione del muso, questi animali non riescono ad ansimare in modo efficiente per dissipare il calore corporeo.

Sintomi – Inizialmente l’animale appare a disagio, ansima eccessivamente ed è irrequieto. Quando l’ipertermia peggiora, l’animale perde grandi quantità di bava dal naso e dalla bocca. L’animale può barcollare o essere incapace di restare in piedi. Le gengive possono diventare bluastre o di colore rosso acceso a causa dell’ossigenazione insufficiente. Rapidamente possono insorgere perdita di coscienza, coma e morte.

Cosa fare – In questi casi, occorre: spostare immediatamente l’animale dal luogo in cui si è verificata l’ipertermia e portarlo in un ambiente fresco, ombreggiato e ventilato; esaminare e annotare la temperatura rettale; raffreddare il corpo mettendo stracci o asciugamani bagnati con acqua sopra il collo, sotto le ascelle e nella regione inguinale; bagnare le orecchie e le zampe con acqua fresca; dirigere un ventilatore o fare aria su queste zone bagnate per aiutare il raffreddamento;

portare immediatamente l’animale dal veterinario più vicino.

Cosa non fare – Non bisogna commettere i seguenti errori:utilizzare acqua gelata o ghiaccio per rinfrescare l’animale e raffreddarlo eccessivamente. Occorre, invece, cercare di abbassarne la temperatura corporea a 39-39,5°C, mentre lo si trasporta dal più vicino veterinario. Inoltre, non si deve tentare di far bere forzatamente l’animale mettendogli dell’acqua in bocca. È opportuno, invece, offrirgli dell’acqua fresca (non fredda) solo se è vigile e si mostra interessato a bere.

Terapia – Quando il medico veterinario riceve un animale che ha subito un colpo di calore, controlla immediatamente la temperatura corporea e l’abbassa entro il range di sicurezza, monitorandola costantemente. Inserisce un catetere endovenoso con cui somministrare liquidi direttamente nel circolo sanguigno, per contrastare la disidratazione e sostenere la funzione di cuore e reni. Tiene l’animale monitorato per shock, difficoltà respiratoria, insufficienza renale, anomalie cardiache, ipoglicemia e altre complicazioni. Gli esami del sangue, prelevato prima e durante il trattamento, permettono di valutare eventuali danni agli organi interni. Viene monitorato anche il tempo di coagulazione del sangue, in quanto i problemi di coagulazione sono una complicanza comune del colpo di calore. Gli animali con danni moderati possono recuperare completamente, ma nei casi più gravi possono insorgere complicanze e la morte anche a distanza di giorni. In alcuni casi persistono danni che richiedono cure costanti tutta la vita – per esempio una dieta speciale per il fegato o l’intestino. Complessivamente, la mortalità nei cani che hanno subito un colpo di calore è del 25-50%.

 

Foto: Pixabay

Nadia Comerci