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Mandorle e pompelmi: gli alimenti geneticamente modificati (nei secoli scorsi)

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Tra i fervidi e instancabili sostenitori dell’agricoltura e degli allevamenti biologici e chi, invece, afferma che la scienza possa fare le proprie “incursioni” nella natura con la creazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) purché nel rispetto delle norme di sicurezza per la salute umana e per l’ambiente, diversi cibi sono ormai diventati un vero e proprio “campo di battaglia”.

Grazie all’ingegneria genetica l’uomo è stato in grado di creare mais, soia, cotone e altre colture con geni specifici capaci di difendere i raccolti da virus, parassiti e diserbanti, oltre che di ridurre i costi e aumentare i rendimenti – il che di certo aiuta lo sviluppo della coltura e i rendimenti, ma rende – almeno apparentemente – il processo di coltivazione poco “naturale”. Ma siamo sicuri che ciò che attualmente viene coltivato senza l’intervento dell’ingegneria genetica sia davvero “naturale”? A spiegare che non è proprio così sono sia gli agricoltori che gli uomini di scienza, che precisano che l’agricoltura è una pratica nata 10 mila anni fa e che da allora tanti ne sono stati fatti di esperimenti, tra innesti e altro, per ottenere colture che maturassero meglio, che resistessero meglio alle intemperie, che fossero più facili da gestire, che dessero più frutti. E che, quindi, hanno apportato non pochi cambiamenti alle colture.

Ecco tre esempi degli attuali prodotti presenti nei supermercati statunitensi che, pur sembrando naturali al 100%, in realtà sono frutto di modifiche genetiche perpetrate nei secoli:

1. il pollo “white plump”, molto diffuso negli Usa, è una sottospecie addomesticata del Gallus gallus: sono grandi il doppio dei loro omologhi selvatici e depongono le uova quasi tutti i giorni, contro il paio di volte all’anno.

2. Le mandorle selvatiche contengono un pratico meccanismo di auto-difesa per non farsi mangiare dai parassiti: il cianuro. Un paio di manciate sono sufficienti per uccidere un essere umano. A un certo punto della loro evoluzione alcuni mandorli si sono sviluppati in modo che nella mutazione mancassero le sostanze chimiche in grado di produrre cianuro: gli uomini hanno quindi raccolto e piantato le “nuove” mandorle, rendendo possibile la produzione su larga scala di mandorle senza veleno.

3. I pompelmi sono un frutto nato dall’incrocio tra l’arancio e il pomelo effettuato nel corso del 1700. La varietà rosa proviene da una mutazione di colore scoperta nel 20° secolo.

Foto: © pilipphoto – Fotolia.com

Miriam Cesta