Il ministro dell’Agricoltura cinese ha deciso di non rinnovare i certificati di biosicurezza rilasciati nel 2009 e scaduti pochi giorni fa che hanno permesso alla comunità scientifica cinese per cinque anni di coltivare varietà di riso e mais geneticamente modificati. A dare la notizia è un articolo pubblicato online sulla rivista Science. Le ragioni del mancato rinnovo dei permessi non sono chiare, ma quello che è chiaro è che una tale decisione peserà non poco sulla ricerca cinese.
I certificati di biosicurezza riguardanti la produzione di riso gm vennero rilasciati dallo stesso ministro cinese nell’agosto 2009, e permisero al gruppo di ricerca della Huazhong Agricultural University in Wuhan di produrre due varietà di riso portatrici di un gene di un batterio, il Bacillus thuringiensis (Bt), che conferisce alla pianta la resistenza ai parassiti. Nello stesso periodo il ministro provvide anche ad approvare la produzione di una varietà di mais geneticamente modificata sviluppata dal Chinese Academy of Agricultural Sciences’ Biotechnology Research Institute di Pechino, contenente fitasi, un additivo per mangimi che aumenta l’assorbimento del fosforo, favorendo la crescita.
Perché il ministero abbia fatto scadere i certificati non è noto. I pareri sono discordanti: secondo gli ambientalisti sono state le preoccupazioni relative alla sicurezza delle colture gm a svolgere un ruolo decisivo. “Crediamo che le lacune nella valutazione e nel monitoraggio della ricerca sugli organismo gm e la preoccupazione della società intorno a questioni di biosicurezza siano le ragioni più importanti alla base del mancato rinnovo delle certificazioni”, scrive Wang Jing, funzionario di Greenpeace con sede a Pechino. Altri credono che un ruolo sia invece stato giocato – almeno per quanto riguarda il riso – dal fatto che la Cina ha quasi raggiunto l’autosufficienza nella produzione di riso con varietà convenzionali per cui, come precisa Huang Jikun, direttore del Chinese Academy of Sciences’ Center for Chinese Agricultural Policy, “non sussiste nel prossimo futuro la necessità di commercializzare riso geneticamente modificato“.
Miriam Cesta