Temperature non oltre i 10° gradi Celsius e umidità non oltre il 14%: sono questi i parametri che si dovrebbero rispettare per conservare al meglio i mangimi e impedire al loro interno la formazione e la moltiplicazione di muffe e micotossine. E’ Max Hawkins, nutrizionista del team di gestione delle micotossine di Alltech, azienda del settore della mangimistica, a parlarne a Feednavigator.com, portale di informazione sulla mangimistica e sull’alimentazione animale. Lo studioso spiega come le attuali condizioni di stoccaggio delle colture, perlopiù, non rispettino questi parametri.
I livelli di umidità, l’aumento delle temperature, la disponibilità di ossigeno e, in generale, la cattiva gestione della conservazione sono tutti fattori che contribuiscono a modificare le tipologie e la quantità di micotossine presenti nei mangimi, rappresentando un vero allarme per la salute degli animali da allevamento. “Le micotossine presenti nelle colture rimangono stabili; se, quindi, sono presenti al momento del raccolto, lì rimarranno, all’interno della coltura immagazzinata. Le muffe, invece, rimangono ‘dormienti’ all’interno delle colture stoccate a meno che non ci siano fattori di stress tali da attivarle come il calore, l’umidità o l’ossigeno”.
Dai polli ai maiali, passando per bovini e ovini, il possibile consumo di mangimi contenenti muffe e micotossine porta all’indebolimento della salute dell’intestino degli animali e alla riduzione delle capacità di assorbimento dei nutrienti, provocando di conseguenza ridotti aumenti di peso dei capi di bestiame e minori rese sul mercato. Uno studio pubblicato su Poultry Science ha messo in evidenza – tanto per fare un esempio – che i maiali allevati con mangimi contaminati da micotossine pesano in media 100 grammi in meno e rendono ciascuno 11,50 dollari in meno.
Maggiore attenzione, spiega l’esperto, dovrebbe quindi essere posta ai programmi di gestione del rischio di sviluppo di muffe e micotossine all’interno degli stoccaggi delle colture (ventilazione e refrigerazione 24 ore su 24, ad esempio): per quanto nel breve termine rappresentino un costo, questi programmi sono infatti sul lungo termine meno costosi da mettere in atto rispetto ai trattamenti per la cura degli animali da impiegare in caso di eccessivo consumo di muffe e micotossine, che risultano molto più dispendiosi.
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Miriam Cesta