Le industrie legate all’allevamento di bovini, suini e pollame degli Stati Uniti hanno conosciuto, negli ultimi anni, alcune tendenze molto simili. A parlarne è Joe Glauber, chief economist del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense.
Scarsa crescita. Per quanto riguarda maiali, bovini e polli la resa del mangime – o indice di conversione alimentare, ovvero la quantità di peso corporeo guadagnato per ogni chilogrammo di alimento consumato – è drasticamente diminuita nel 2007 ed è rimasta a livelli contenuti fino a metà del 2013. La siccità persistente che ha colpito soprattutto alcune regioni del sud del Paese ha inoltre inciso sulla povertà del foraggio e, quindi, sull’alimentazione del bestiame: gli scarsi margini operativi che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni hanno in particolare limitato l’espansione del settore suinicolo e contribuito a un’ulteriore contrazione del settore bovino.
Bassa produzione di carne e aumento delle esportazioni nette. A partire dal 2007 la minore produzione di carne e l’aumento delle esportazioni nette hanno portato a prezzi al consumatore più alti e a un minor consumo procapite medio annuo di carni rosse e pollame: la quantità di carne consumata è infatti scesa da 100 kg procapite registrati nel 2004 a meno di 94 kg nel 2013. Secondo il Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti entro il 2023 il consumo di carne potrebbe nuovamente aumentare, arrivando a toccare i 97 kg procapite medi annui.
Modelli di consumo cambiati negli ultimi 40 anni. Il consumo di cibo fuori dalle mura domestiche gioca un ruolo sempre più importante nella dieta americana: se nel 1970 il 25,9% di tutta la spesa alimentare riguardava il cibo consumato fuori casa, nel 2012 la percentuale è salita al 43,1%, il più alto livello mai raggiunto. Attualmente quasi il 40% della carne bovina e il 42% della carne di pollo viene consumata fuori casa.
Le esportazioni rappresentano una quota crescente della domanda totale. Venticinque anni fa le esportazioni di carni rosse, pollame e uova rappresentavano meno del 5% della produzione totale. Negli ultimi cinque anni, invece, le esportazioni di carni suine rappresentano il 21,5% di tutta la produzione; quelle di carni bovine rappresentano il 9,7%, quelle di carne di pollo il 19,4%, quelle di tacchino il 12,5% e, per quanto riguarda le uova, viene esportato il 3,9% del totale di quelle prodotte.
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Miriam Cesta