Nonostante le opposizioni interne alla Comunità Europea il mais geneticamente modificato 1507 riceverà i permessi per essere coltivato in Europa entro l’anno. Il motivo? La Commissione Europea ha rimandato troppo a lungo la decisione. L’azienda proprietaria della varietà geneticamente modificata ha infatti presentato la domanda per il permesso di coltivazione sul suolo europeo nell’ormai lontano 2001, ma la commissione ha rimbalzato la questione da comitato a comitato senza mai arrivare ad una conclusione, portando l’azienda a presentare un richiamo ufficiale.
Il mais 1507 prodotto da Pioneer DuPont è resistente sia agli insetti sia all’erbicida ammonio glufosinato e stando alle dichiarazioni di Jozsef Mate, responsabile della comunicazione di DuPont, “rappresenta una soluzione per i paesi in cui gli insetti sono un problema per gli agricoltori, come in Spagna. Le perdite per gli agricoltori possono essere molto gravi. Ci sono campi in cui il 100% delle coltivazioni è stato distrutto dalla piralide”. Mate ha anche spiegato che la sicurezza di questa pianta geneticamente modificata è stata sottoposta a 7 diverse valutazioni da parte dell’Efsa, l’ente che si occupa della sicurezza alimentare in Europa e che “tutte sono positive e indicano che il prodotto è sicuro e non rappresenta un pericolo per gli essere umani, per gli animali o per l’ambiente”. “Attualmente le coltivazioni geneticamente modificate sono testate per la loro sicurezza più di qualsiasi altra pianta coltivata”, ha precisato Sian Davis, esperto della National Farmers Union of the United Kingdom.
Fra i paesi che si oppongono più strenuamente all’introduzione del mais 1507 in Europa ci sono la Francia, l’Austria e la Polonia, mentre nel Regno Unito, in Spagna e in Svezia i consensi stanno crescendo sempre di più. Secondo Mate gli agricoltori dovrebbero poter scegliere più liberamente cosa coltivare. “Se l’agricoltore vuole semi biologici, dovrebbe averli, se vuole semi commerciali o semi biotech – anche questo dovrebbe andare altrettanto bene”. Al momento, però, la situazione è tale per cui l’Europa oppone resistenza agli ogm, ma li importa e li vende. “Ciò – ha concluso Mate – non è né competitivo, né logico o razionale”.
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Silvia Soligon