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Il futuro del biofuel sono le alghe

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Gli enzimi rappresentano la seconda generazione nella produzione di biocombustibili. L’azienda leader nel settore è l’azienda Novozymes, che ha messo a punto una tecnologia in grado di ricavare etanolo dagli scarti agricoli della canna da zucchero, del grano e del mais, salvaguardando la destinazione alimentare della filiera agroenergetica. Una prospettiva a cui si guarda con grande interesse. Gli enzimi sono infatti in grado di scindere le molecole degli scarti di produzione (persino legno e segatura) ed estrarre gli oli necessari alla produzione di biocombustibili. A questi brevetti si aggiungono studi avanzati su microrganismi marini come l’Alga verde-azzurra, un comunissimo batterio fotosintetico (Cyanobacterium) che abita nelle profondità marine. Due ricercatori dell’Arizona State University sono riusciti a semplificare il processo di estrazione dei preziosi acidi grassi con cui si realizza il biofuel. In alcuni casi, le alghe fanno anche da “filtro” per le emissioni di Co2. Ulteriore beneficio, le vasche in cui si coltivano non hanno bisogno di enormi estensioni soppiantando le colture alimentari, anche se resta il punto interrogativo del fabbisogno d’acqua, che resta molto alto.

 

In ogni caso, secondo la società di analisi di mercato Sbi Energy entro il 2015 i biofuel prodotti a partire da alghe passeranno dai 271 milioni di dollari del 2010 a 1,6 miliardi di dollari (+43%).

 

Luglio – Agosto 2011.

Foto: Pixabay

Cosimo Colasanto