«È stato un periodo di grande lavoro e, grazie al nostro impegno nel settore del miglioramento genetico e della selezione, l’Italia è tra i primi 5 Paesi al mondo a zootecnia avanzata. Resta invece molto da giocare nella partita della valorizzazione del bestiame e dei prodotti derivati che rappresenta un nuovo fronte sul quale ci stiamo già impegnando con successo, ma che richiede ancora molti sforzi per farci emergere allo stesso livello raggiunto in ambito tecnico». Il bilancio del comparto della zootecnia italiana è stato tracciato dal presidente dell’Associazione italiana allevatori (Aia) Nino Andena nel corso dell’assemblea dell’Associazione che si è svolta ieri a Roma. Per l’Associazione italiana allevatori essere il punto di riferimento per tutti i professionisti della zootecnia da quasi 70 anni è motivo di soddisfazione: «Grazie all’evoluzione del sistema allevatori oggi riusciamo a fare di più, con meno risorse, ma sempre in un’ottica di servizio a favore del Sistema Paese – continua Andena -. Non vogliamo alcuna forma di assistenzialismo, chiediamo solo che lo Stato investa su un settore chiave dell’economia nazionale come l’agroalimentare, comparto che in alcuni segmenti è ancora capace di crescere a due cifre».
La sostenibilità – L’obiettivo dichiarato è dare sostenibilità e competitività all’allevamento italiano. Un progetto strategico a cui Aia ha iniziato a dare spazio già una decina di anni fa: «Non abbiamo aspettato che ci fosse il taglio dei finanziamenti per rimettere mano alla nostra organizzazione – dice Andena – e oggi riusciamo a rispondere alla mutata situazione economica in maniera propositiva. L’Associazione si è trovata davanti a un bivio: continuare l’attività a favore di pochi allevamenti d’élite oppure puntare all’allargamento della base sociale. Abbiamo scelto questa seconda strada perché in una realtà complessa come l’Italia non sarebbe stato né possibile in termini tecnici, né opportuno in termini sociali, fare diversamente».
La regionalizzazione – Il primo passo in questa direzione è stata la ristrutturazione centrale e periferica del Sistema allevatori, puntando verso la regionalizzazione, ormai pressoché ultimata. «Stiamo percorrendo la stessa strada – commenta Andena – che il Governo ha intrapreso con il taglio delle Province. Allo stesso modo la nostra riorganizzazione salvaguarderà le realtà dove esistono Associazioni provinciali allevatori (Apa) di grandi dimensioni, che concettualmente possono essere assimilate a vere e proprie ‘aree metropolitane’». Ma la sola regionalizzazione non basta, e Aia sta puntando allo sviluppo del tecnico nell’economico con il progetto Italialleva, il marchio di origine italiana garantita al 100% promosso da Aia che coinvolge 295 concessionari e 3.789 allevamenti.
La posizione del Ministro Catania – «Non c’è organizzazione nel mondo agricolo che noi al Mipaaf sentiamo più vicina di Aia». Con queste parole il ministro delle Politiche agricole Mario Catania ha voluto iniziare il suo intervento in assemblea per dare risposta alle sollecitazioni giunte da Nino Andena. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha innanzitutto esternato il suo moderato ottimismo per come il comparto lattiero-caseario italiano reagirà all’abolizione delle quote: «Un sistema per il quale non vedo alcuna possibilità di proroga», ha sottolineato. La situazione appare invece più complessa nel comparto carne – ha sostenuto il Ministro – dove sarà fondamentale l’intervento di Aia per incrementare la produzione di vitelli da carne autoctoni a partire dalle fattrici di razze da latte.
Il fronte Pac – Moderata fiducia anche per quanto riguarda la riforma della Pac, un fronte che vede propositivo e agguerrito l’intero Governo italiano, a cominciare dal presidente Mario Monti, il quale – ha rivelato Catania – ha sottolineato più volte in sede europea come l’Italia voglia di più in agricoltura. Dopo un cenno alla questione nitrati e ai nuovi provvedimenti del Governo sulle energie rinnovabili, il Ministro ha affrontato la questione del finanziamento del Sistema allevatori. Per il 2013 – ha promesso Catania – «faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma la vera partita si giocherà con i nuovi Piani di sviluppo rurale, nell’ambito dei quali occorrerà trovare un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni per una gestione delle risorse disponibili che per alcune misure preveda anche la possibilità di interventi unitari a livello centrale». Uno scenario articolato per dare alla zootecnia nazionale e al sistema allevatori un futuro all’insegna della competitività.
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