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Cibo, acqua, energiaIl primato dell’agroalimentare e la necessità di una global food policy

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Quella che stiamo vivendo, é una fase di recessione economica, ma soprattutto un’epoca di profondi cambiamenti negli equilibri economici mondiali. Le nuove chiavi di lettura che animano oggi la riflessione sui processi di crescita, pongono la nostra società di fronte alla necessità di affrontare nuove responsabilità e sfide globali di enorme portata. I modelli di sviluppo sono stati messi in forte discussione dalle tendenze che hanno segnato lo scenario economico mondiale negli ultimi anni. L’intensità della crescita economica ha prodotto un progressivo impoverimento delle risorse naturali e lo squilibrio tra il loro sfruttamento e la loro capacità di rigenerazione ha assunto un rilievo sempre più importante nell’agenda politica internazionale. Cibo, acqua ed energia rischiano di diventare risorse sempre più scarse, man mano che la pressione dei consumi cresce insieme alla popolazione e alla ricchezza generata sul pianeta.



Ed é in tale contesto che le aree cosiddette emergenti del pianeta sono diventate i nuovi protagonisti dello sviluppo demografico ed economico globale, con ripercussioni importanti sull’equilibrio dei mercati alimentari internazionali.La crescita esponenziale dei consumi alimentata negli ultimi anni in queste aree del mondo, rischia di farci entrare in uno scenario in cui il cibo é destinato a diventare una risorsa scarsa e costosa. Nel 2050, secondo le previsioni delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale è destinata a superare quota 9 miliardi, oltre due miliardi di più rispetto al contesto attuale. Per soddisfare tale crescita della popolazione, secondo la FAO, dovrà corrispondere un incremento della produzione di beni alimentari di circa il 70%.


Inoltre, la maggiore capacità di spesa che coinvolgerà nuove quote della popolazione mondiale, produrrà inevitabilmente una modifica delle abitudini alimentari, incrementando la richiesta di cibi di maggior valore e contenuto proteico. Un vero e proprio effetto sostituzione che sta accompagnando la trasformazione nelle diete di miliardi di persone e che sta producendo forti preoccupazioni internazionali, tanto che il tema della sicurezza alimentare è stato centrale nell’agenda dell’ultimo G20. Un aumento che, come prima sottolineato, dovrà avvenire in un contesto di risorse scarse come acqua, terre coltivabili, energia. Il tutto con un condizionamento inedito: quello del cambiamento climatico.



Una condizione difficile, i cui effetti si sono già tradotti in segnali inequivocabili. Accaparramento di derrate agricole da parte di grandi trader internazionali legati alle grandi economie o, ancora, appropriazione di terreni agricoli situati nella parte povera del mondo, rappresentano alcune delle conseguenze derivanti dalla presa di coscienza su queste “ipoteche” esistenti sulla strada per lo sviluppo. Tanto per dare un’idea dell’entità di questi fenomeni, si pensi che la Banca Mondiale stima in circa 70 milioni di ettari le terre coinvolte dal cosiddetto fenomeno del land grabbing.

 

L’azione congiunta di questi e altri fattori, tra cui la  competizione tra produzioni food e no food, la finanziarizzazione dei mercati delle commodity agricole e  la maggiore frequenza degli eventi climatici avversi, fa della volatilità dei prezzi la nuova grande variabile dei mercati agro-alimentari. Minaccia non solo per gli abitanti delle aree più povere del mondo ma tema che, oggi, diventa assolutamente strategico per tutti, l’Europa in primo luogo che ha la leadership mondiale della produzione alimentare e rappresenta il player più importante nell’arena del commercio agro-alimentare globale.

 

Tutto questo s’incardina all’interno di un quadro globale che continua a veder crescere le emergenze ambientali. Uno tra i più vitali fattori naturali sottoposto a forte deterioramento è l’acqua. Negli ultimi 20 anni la domanda mondiale di acqua è aumentata vertiginosamente. Dal 1990 il consumo idrico globale è quasi decuplicato con un’intensità quasi doppia rispetto a quella della crescita della popolazione.

 

Incrementare la produttività con minori risorse e inquinando meno: questa è la sfida che anche l’agricoltura europea avrà di fronte nei prossimi anni. Uno slogan che va tradotto in politiche e strumenti e, rispetto al quale, gli investimenti nella ricerca, nella diffusione della conoscenza, nella condivisione delle innovazioni organizzative e di processo, devono portare un contributo importante.

 

La prossima riforma della politica agricola comune, rappresenta in tal senso una chance da cogliere, un appuntamento di straordinaria importanza per le sfide future di oltre 14 milioni di agricoltori e trenta milioni di lavoratori, che rappresentano spesso l’ossatura socio – economica di interi bacini rurali. Dobbiamo accompagnare questi valori sociali e ambientali che sono incorporati nel “fare agricoltura”, esaltarli, rendendo sostenibile innanzitutto la funzione economica dell’agricoltore europeo e difendendone il potenziale produttivo. Una strada obbligata alla luce dei nuovi scenari e, al tempo stesso, necessaria per la coesistenza delle prospettive ambientali ed economiche associate all’agricoltura moderna.   

 

Fondamentale in tal senso, anche la costruzione di un coordinamento delle politiche dell’agroalimentare che possa dirsi davvero globale. Un patto internazionale inserito in una più ampia global food policy che, nel medio – lungo periodo, possa permettere di elevare il potenziale produttivo mondiale, e garantire un funzionamento dei mercati agricoli efficiente e sostenibile. Ad essere in gioco, non sono gli interessi di una categoria o di un comparto economico, ma la complessiva qualità del nostro stesso futuro.

 

Foto: Pixabay

Paolo De Castro