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Agricoltura e futuro, solo la ricerca sulle piante potrà sfamare il mondo

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La ricerca scientifica italiana sulle piante è nettamente in ritardo non solo rispetto alle grandi nazioni straniere (Cina, Brasile, Russia, Stati Uniti e Canada), ma anche rispetto agli altri paesi europei, come la Germania, la Francia e il Regno Unito, che investono il doppio del Prodotto interno lordo (Pil) italiano. E’ questa l’immagine sconfortante scattata dagli esperti che si sono riuniti a Roma lo scorso 18 maggio in occasione del Fascination of Plants Day, svoltosi in contemporanea in ben 40 nazioni. “L’Italia fa un’ottima ricerca, ma investe troppo poco nella ricerca di base in Biologia Vegetale rispetto ad altre nazioni europee” ha commentato Martin Kater, docente di Genetica all’Università di Milano, coordinatore dell’evento.

 

Eppure la ricerca sulle piante sembra essere una delle risposte più pertinenti al problema della popolazione mondiale in continuo aumento, ma con le stesse terre arabili e con sempre nuove sfide da combattere a causa degli incessanti mutamenti climatici. “Dobbiamo utilizzare la buona ricerca che già si fa in oggi Italia per aumentare la produzione e dare una risposta al miliardo di persone malnutrite nel mondo, destinate a crescere drammaticamente”, ha spiegato Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo e di IT-Plants, piattaforma tecnologica che riunisce università e centri di ricerca con l’intento di promuovere la cultura della ricerca scientifica nel campo della Biologia Vegetale come strumento di sviluppo economico e di attenzione ai principi di sostenibilità e salvaguardia ambientale, agevolando gli scambi tra aziende e mondo della ricerca. “Stimolare la ricerca sui vegetali, darle maggiori risorse e opportunità, significa moltiplicare le possibilità di scelta per i consumatori e sostenere la competitività del sistema-Paese – ha proseguito Ferrari -. Basti pensare che il sistema agroalimentare e agroindustriale italiano dipende per oltre il 50% dall’importazione di materie prime vegetali dall’estero”. Una situazione di cui fanno le spese direttamente i portafogli degli italiani, che spendono il 19% del loro bilancio familiare in prodotti alimentari all’interno di un mercato in balia delle oscillazioni dei prezzi.

 

“Il nostro Pianeta è a una svolta, che può essere compiuta solo nel segno di un’assunzione di responsabilità – ha sottolineato durante l’incontro monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze -. Garantire la produzione delle materie prime fondamentali per l’alimentazione, rispettando l’equilibrio ambientale, energia e acqua è la grande sfida che l’uomo è chiamato ad affrontare nei prossimi anni”. “ La risposta della politica – ha precisato Paolo Russo, presidente della Comissione Agricoltura della Camera dei Deputati – deve essere quella di “dare una cornice di carattere etico, superando nei confronti di queste tematiche i pregiudizi ideologici”.

 

Uno dei problemi maggiori nel campo dell’agricoltura è sicuramente la scarsità d’acqua: entro il 2050 il fabbisogno mondiale raddoppierà e due terzi della popolazione avranno problemi di approvvigionamento. Secondo Roberto Tuberosa, coordinatore scientifico di It-Plants e professore ordinario di Genetica Agraria dell’Università di Bologna, “selezionare piante più resistenti alla siccità è forse la sfida più difficile e importante per l’agricoltura dei prossimi anni”.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon