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Gomma o rotaie,il “nodo trasporti” fondamentale per l’attività mangimistica

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Il trasporto di materie prime e prodotti finiti rappresenta da sempre un servizio strategico dell’attività produttiva con riflessi sia sulla pianificazione gestionale, che sull’economia delle aziende.

Proprio per la sua importanza, il tema rappresenta quindi una materia che necessita di attenta programmazione, dal momento che costituisce una delle più importanti voci di costo tra quelle legate alla produzione, che ha una notevole incidenza sul costo finale dei prodotti.

Purtroppo in Italia i costi di produzione –  ad esempio l’energia, il lavoro, il fisco, le infrastrutture, ecc. – sono spesso sensibilmente più alti di quanto avvenga all’estero e questo vale naturalmente anche per il servizio di autotrasporto, con evidenti gap di competitività rispetto agli operatori di altri Paesi sia dell’Unione Europea e, ancor più, rispetto a quelli del resto del Mondo.

Nel caso italiano, per di più, nonostante esistano diverse modalità diverse di trasporto, quella su gomma rappresenta di fatto l’unica  “via” utilizzabile, sulla quale grava infatti  quasi il 90% della movimentazione di merci nazionale. Una situazione generata da una politica storicamente disinteressata allo sviluppo di forme alternative al trasporto su gomma: rotaie, via marine o, anche più semplicemente, l’integrazione tra più  forme di trasporto, per favorire una rete intermodale moderna, più  efficiente e, soprattutto, più economica.

Le stesse ferrovie hanno dedicato la maggior parte delle loro risorse e dei loro interessi al trasporto passeggeri, tanto che oggi il trasporto merci su rotaia è di fatto impraticabile, in quanto non offre alcuna garanzia rispetto alle necessità delle aziende. Anche il trasporto marittimo è utilizzato con difficoltà  e quasi unicamente per l’approvvigionamento di materie prime. Lo scarso utilizzo delle vie del mare è dovuta  alla scarsa efficienza delle strutture portuali italiane. Un paradosso per un Paese come l’Italia quasi interamente circondato dal mare.

Si tratta di una situazione denunciata e conosciuta da tempo ma volutamente ignorata. Una situazione che presta il fianco a crisi reiterate e a facili inceppamenti con il rischio di paralizzare ogni attività, come è accaduto all’inizio di questo anno, prima con le agitazioni degli autotrasportatori e poi con l’emergenza neve. Due “imprevisti” che hanno creato disagi con ripercussioni economiche pesantissime sull’economia delle aziende e su quella dell’intero sistema-Paese.

Ma il paradosso non si ferma solo alle croniche carenze strutturali e infrastrutturali che affliggono il mondo dei trasporti. Rispetto alla “via della gomma” si è pensato di reintrodurre un sistema dirigistico che impone alla committenza delle “tariffe obbligatorie” in base alle quali il costo del servizio viene, di fatto, fissato per legge, senza possibilità per le parti di contrattare liberamente il relativo corrispettivo. A decorrere infatti dal giugno del 2011 al committente è stato imposto l’obbligo di corrispondere al trasportatore un importo fissato sulla base di specifiche tabelle ministeriali, che a decorrere dal novembre 2011 sono state sostituite da tabelle – ancor più onerose – fissate dall’Osservatorio sulle attività di autotrasporto. Ancora una volta una grave anomalia, tutta italiana, che in barba anche alla ventata di liberalizzazioni che intende sostenere il nuovo Governo, scarica sulle aziende committenti un costo elevatissimo con la giustificazione che trattasi di “costi incomprimibili per la sicurezza stradale”.

Un ennesimo balzello che impedisce la libera concorrenza e sul quale la stessa Autorità Antitrust si è  più volte – giustamente – espressa ribadendo la non conformità di questa imposizione di prezzo con le norme che tutelano la libera concorrenza.

Si tratta di un principio che crea, oltre tutto, una grave disparità di trattamento tra settori. Sulla mangimistica, ad esempio, gravano severe norme in merito alla “sicurezza alimentare”  che rappresentano un costo elevatissimo per le nostre aziende. Per analogia con i “costi incomprimibili per la sicurezza della strada”, sarebbe allora giusto aspettarsi a breve un tariffario minimo per i prodotti alimentari e mangimi per tutelare le nostre aziende e per coprire i “costi incomprimibili della sicurezza alimentare”?

 

Foto: Pixabay

Giulio Gavino Usai